Michele Santoro torna in onda con Servizio Pubblico su La7 il 26 settembre: per ora, quindi, è spettatore interessato ma non direttamente coinvolto del dibattito che si sta sviluppando attorno alla presunta morte dei talk show. Mentre Giovanni Minoli ne decreta ufficialmente il decesso, il giornalista difende a spada tratta il genere e, intervistato da Aldo Cazzullo per il Corriere della Sera , precisa: “ Che i talk show siano morti lo si sente dire spesso. È una stupidaggine assoluta. I talk show sono un genere eterno “. E prosegue: “ Semmai sono morti i reality, che davano a chiunque l’illusione del successo , anche se l’ascensore sociale era già fermo. La crisi ci ha riportati alla realtà. E nessuna trasmissione riesce a restituire le tensioni sociali con l’immediatezza del talk. Cosa si è messo a fare nell’esilio moscovita Assange, lo svelatore dei segreti del mondo? Un talk show “. Il problema, allora, forse non sta tanto nella freschezza del genere, quanto nell’usura a cui esso è sottoposto: insomma, il telespettatore è bombardo di talk dalle prime luci del mattino fino a notte inoltrata. Santoro, dalle pagine del quotidiano di via Solferino, parla anche di Urbano Cairo, il suo editore : “ Una persona dotata di grande senso pratico e grandi capacità di navigazione. Poteva restare schiacciato dalle superpotenze, invece ha navigato sui bordi, facendo denaro dove altri lo perdevano. Ora però deve prendere i suoi rischi, non solo economici. Se lo fa, La7 può diventare la terza rete italiana, dopo Rai 1 e Canale 5”.
Santoro: sono morti i reality, non i talk show

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