L’universo del cloud computing assume tinte tricolori con la nuova offerta di Aruba , che punta molto sulla nuvola e lancia Cloud.it , servizio pensato in particolar modo per le imprese. Mentre il lavoro si evolve, le attività cloud crescono, ma ancora attendono di affermarsi definitivamente come strumento di supporto essenziale alle attività aziendali. “Per Aruba il cloud è una scommessa” , dice Stefano Sordi, direttore marketing della compagnia aretina, che però non ha dubbi sulla validità dell’investimento fatto dalla sua società “In Italia, la nuvola non costituisce ancora un servizio chiave. I picchi di utilizzo tra i sistemi aziendali li raccolgono i servizi di hosting. La scommessa, però, è quasi sicura: Aruba pensa che la flessibilità del cloud rappresenti il futuro, anche per tutti i servizi classici” Hosting e affini, dunque, evolveranno sulla nuvola, anche grazie alla diffusione della banda larga, che entro fine 2013 dovrebbe garantire la copertura totale del territorio nazionale. Ad oggi, comunque, il cloud è un prodotto rivolto soprattutto a una clientela professionale. “Per questo offriamo un servizio a tante macchine – riprende Sordi -, un servizio di cloud computing quasi puro che poi si evolverà per soddisfare anche la clientela comune. Per ora il target sono le imprese. Le grandi, che sono più propense ad adottare la nuova tecnologia, ma anche le piccole e medie, che magari hanno meno soldi da investire ma potrebbero trarre un beneficio maggiore dal passaggio al cloud” . Se le grandi imprese scelgono la nuvola per ottimizzare i processi di una struttura già presente, per le piccole essa può supplire all’assenza di infrastrutture complesse. “Nel breve termine – continua il responsabile Aruba -, il successo del cloud dipenderà proprio dalla capacità di coinvolgere e soddisfare i piccoli e medi imprenditori” . Per questo, però, bisogna garantire sicurezza, affidabilità e flessibilità del servizio. “Serve fare un passaggio culturale: il server dell’ufficio non è più sicuro di un sistema cloud serio, perché dipende dalla banda e dalla singola macchina. Se uno dei due fattori ha un problema, si blocca tutto. Noi offriamo una nuvola controllata 24 ore su 24, tutti i giorni dell’anno, un data centre sorvegliato fisicamente e gestito direttamente da noi, che sottostà a tutte le norme di privacy e sicurezza definite dalla legge italiana. E poi, i dati sono sì su un sistema cloud, ma all’interno di una infrastruttura fisica amministrata dalla compagnia. E solo il clienti può accedervi, visto che gestisce in esclusiva la password” . Messa in questi termini, sembra difficile resistere alle opportunità di un archivio immateriale ma efficiente. Aruba si dovrà però scontrare con la diffidenza delle imprese e dei clienti: “E’ difficile fare una previsione sul riscontro di Cloud.it – conclude Sordi -. Per ora il 70% della clientela di questi servizi è costituito da grandi imprese. Ma le piccole sono in crescita”
Scommessa cloud, è la volta di Aruba

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