Altra sconfitta in tribunale per Google. La Corte di Milano ha accolto il ricorso di un cittadino e stabilito che i suggerimenti del servizio Suggest , che abbina automaticamente risultati di ricerca temporanei mentre l’utente digita le parole chiave, vanno filtrati o almeno controllati. L’internauta si era detto offeso e diffamato dalle parole che il servizio di BigG abbinava al suo nome : alla sua attività di imprenditore finanziario venivano affiancate anche le chiavi di ricerca “truffa” e “truffatore”. Il tribunale ha obbligato la compagnia californiana a eliminare l’accostamento sgradito e a verificare il funzionamento del sistema per evitare reclami simili in futuro. La sentenza è più significativa di quanto possa sembrare d’acchito. In discussione, infatti, ci sono la neutralità degli algoritmi di ricerca e la responsabilità dei motori come Google nei confronti dei contenuti indicizzati.
Serve il filtro ai suggerimenti di Google

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