Il Comune di Milano ha indetto per oggi la prima Giornata del lavoro agile , che sostituisce la vita da ufficio con orari elastici e device digitali. Più di settanta aziende hanno aderito: da Coca cola a Barclays, da Wow ad Allianz aziende di tutte le taglie e i settori hanno aderito alla sperimentazione che dà credito a questo nuovo modo di essere flessibili responsabilizzando chi finora si sentiva controllato a ogni passaggio. L’esperimento, promosso da una cordata che include Abi e Cgil, Assolombarda e Sda Bocconi, sembra funzionare: le note di Palazzo Marino parlano di “ centinaia di adesioni” tra centro città e hinterland, con molti professionisti appostati in biblioteca, abitazioni private e aree a uso e consumo del co-working. Secondo gli organizzatori, il salto fuori dalle rigidità aziendali si tradurrebbe in “ più tempo per sé, più qualità della vita, più produttività, meno stress e meno inquinamento” . Svegliarsi, accendere il pc, iniziare il lavoro. Scrivere relazioni dal bar sotto casa o in piazza Duomo. La marcia in più dello smart working, resta il risparmio. Una ricerca della School of Managament del Politecnico di Milano aveva già evidenziato come il salto al telelavoro salverebbe 37 miliardi di euro all’anno di spese improduttive, nel mix tra aumento di produttività (+27 miliardi) e taglio dei costi diretti o indiretti (10 miliardi). Con benefit inclusi per il bilancio pubblico: 4 milioni di euro in meno a carico dei cittadini ed emissioni di CO2 ridotte di 1,5 milioni di tonnellate. I numeri sono in crescita, almeno tra le scrivanie degli executive. Regus, fornitore di spazi per il lavoro flessibile, ha esaminato il grado di diffusione dello smart working con interviste a 26mila dirigenti d’azienda di 90 paesi diversi. Il risultato? Quasi la metà (il 46%) dei manager ha dichiarato di “lavorare in maniera flessibile ” per il 50% della sua settimana, con un rimbalzo di produttività fino a +76% registrato dalla società italiane che hanno adottato schemi più elastici nell’organizzazione della giornata lavorativa. Intanto è stata depositata il 29 gennaio la proposta di legge che regolamenta proprio lo smart working nei contratti collettivi di lavoro di qualsiasi livello, con specifico accordo economico, strumenti informatici e obblighi di sicurezza su misura. Secondo le tre ideatrici il futuro del lavoro passa per la flessibilità di orari e sede, grazie a nuove tecnologie in grado di sostenere il cambiamento di mentalità. Gli studi confermano infatti i benefici del lavoro da casa in termini di produttività e risparmio. Al momento solo poche pmi lo adottano a causa delle lacune legislative, che il nuovo regolamento si propone di colmare. Lo smart working viene definito prestazione di lavoro subordinato che si svolge con le seguenti caratteristiche: prestazioni fuori azienda fino al 50% dell’orario annuale, salvo diverso accordo. Eventuale uso di strumenti informatici e/o telematici per l’attività. Niente obbligo di postazione fissa nei periodi di lavoro fuori azienda. Una chiave importante sono gli strumenti informatici e telematici usati dal lavoratore in remoto, che secondo la proposta di legge devono essere forniti dal datore di lavoro, ma è possibile accordarsi anche affinché si usino quelli del lavoratore stesso. La Direzione territoriale del lavoro verifica proporzionalità e pertinenza. Spetta al datore di lavoro garantire la protezione dei dati utilizzati ed elaborati dallo smart worker. Il lavoratore, dal canto suo, deve custodire con diligenza le informazioni aziendali ricevute, anche tramite strumenti informatici o telematici eventualmente utilizzati. Di sicuro questo modello flessibile , più morbido rispetto al telelavoro perché non lascia troppo solo il dipendente e continua a prevedere negli uffici una presenza massiccia, anche se modulata sulle esigenze del giorno, attutisce la frustrazione di chi oggi ha difficoltà a trovare quadrature soddisfacenti tra vita privata e lavoro. E ciò dovrebbe andare incontro all’obiettivo di un maggior equilibrio e dunque benessere generale. A dispetto di quanto sostiene da tempo Marissa Mayer, ad di Yahoo!, che ai dipendenti ha chiesto di sacrificare la flessibilità in nome di una efficienza che si ottiene, dice, solo lavorando costantemente fianco a fianco.
Smart work, in rete dal divano di casa

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