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STAMPA LIBERA ITALIA ANCORA GIù

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Un rapporto dell’amministrazione Usa sulle violazioni del copyright segnala Cina e Russia in testa a un gruppo di 13 superviolatori. L’Italia è nel secondo gruppo di 34 paesi con una delle più alte per Nella classifica di Reporter sans frontières migliorano le condizioni nei nuovi paesi UE ma l’Italia è quarantaduesima.Il 3 maggio è la Giornata mondiale della libertà di stampa, ma in molti paesi c’è ben poco da festeggiare. Per l’International Federation of Journalists “non esiste libertà di stampa se i giornalisti vivono in condizioni di corruzione, povertà o paura”, ma la libertà è spesso negata o limitata anche in zone ricche e nel cosiddetto mondo occidentale. Molti i rapporti usciti in questi giorni che tracciano una fotografia in chiaroscuro.Reporters Sans Frontières ricorda il 2005 come l’anno dei rapimenti dei giornalisti in Iraq: Christian Chesnot e Georges Malbrunot, Giuliana Sgrena, Florence Aubenas, Marie-Jeanne Ion, Sorin Dumitru Miscoci. Rsf ricorda anche il declino della libertà di stampa in Libano e crea una lista dei ‘predatori’ della libertà di stampa. Dell’esclusivo club fanno parte, fra gli altri, il presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad, il presidente dello Zimbabwe Robert Mugabe, il re nepalese Gyanendra, ma anche il presidente del Pakistan Pervez Musharraf, il russo Vladimir Putin e il cubano Fidel Castro. Il 2005 è stato anche l’anno dei morti: 63 giornalisti e cinque collaboratori dei media uccisi, 1.300 attaccati o minacciati. Rsf rileva inoltre che anche in paesi democratici ci sono alcuni seri problemi: l’arresto di Judith Miller negli Usa per aver difeso la confidenzialità delle sue fonti, perquisizioni in case di giornalisti e redazioni in molti paesi europei, eccessiva concentrazione dei media. E in questo caso l’Italia la fa da padrone: “Il pluralismo in Italia è stato minacciato dal conflitto di interessi del primo ministro e re dei media Silvio Berlusconi”, e questa situazione è “unica in Europa”. L’Italia si piazza al quarantaduesimo posto nell’indice della libertà di stampa. I nuovi membri della Ue hanno invece fatto passi da gigante.Per il nostro paese non è certo meglio la classifica di Freedom House: l’Italia è al settantanovesimo posto insieme al Botswana ed è considerata “parzialmente libera”. Secondo l’organizzazione statunitense, in Italia la libertà di espressione e di stampa è garantita dalla Costituzione, ma rimane “limitata a causa della continuativa concentrazione del potere dei media nelle mani del primo ministro Silvio Berlusconi”. Per Freedom House Berlusconi, oltre a controllare direttamente i suoi tre canali e due giornali, influenzava anche i canali Rai. La legge Gasparri potrà fare ben poco per spezzare il duopolio Rai-Mediaset e la stampa è spesso “legata a partiti politici o guidata da grandi gruppi che esercitano una certa influenza editoriale”. In ogni caso, i giornali continuano a “fornire opinioni politiche diverse, comprese quelle contro il governo”. Dal rapporto di Freedom House emerge che dei 194 paesi esaminati, 73 (38%) sono liberi, 54 (28%) parzialmente liberi e 67 (34%) non liberi. Il 17% della popolazione mondiale vive in paesi dove la stampa è libera, il 40% ha una stampa parzialmente libera e ben il 43% abita in uno stato dove i media non sono liberi. Freedom House rileva un dato importante: un calo sia delle aree dove la libertà di stampa esiste sia di quelle dove non c’è. “La maggior parte dei paesi è in una ‘zona grigia’ di parziale libertà di stampa”. Scendono in classifica l’America latina e i Caraibi e c’è stato un notevole declino dei paesi dell’ex Unione Sovietica. Due paesi si sono spostati dalla parte della classifica dei ‘non liberi’ ai ‘parzialmente liberi’ (Kenya e Mauritania), mentre Botswana e Timor Est sono passati dai ‘liberi’ ai parzialmente liberi.Il ‘Committee to Protect Journalists’ (Cpj) ha presentato una Top Ten globale degli stati dove la censura è di casa. A guidare la classifica c’è la Corea del Nord seguita da Birmania e Turkmenistan. Al quarto posto c’è la Guinea Equatoriale. Seguono Libia, Eritrea, Cuba, Uzbekistan, Siria e Bielorussia. Per il Cpj la “censura sponsorizzata dallo stato rappresenta una delle minacce più urgenti che i giornalisti devono affrontare in tutto il mondo”. Per la Giornata mondiale della libertà di stampa l’Unesco ha proposto il tema “Media, sviluppo e sradicamento della povertà”, indicando che per avere più libertà di stampa è necessario ridurre la povertà. L’Ifj ribadisce che “la causa dello sviluppo mondiale e l’eliminazione della povertà mondiale dipendono dall’esistenza di media liberi e dall’esercizio di un giornalismo indipendente in condizioni sicure”. La libertà di stampa consente ai più “deboli di avere una voce, è il sangue vitale della democrazia”.• Simona Montella

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