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STAMPA SOTTO ATTACCO

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Nel mondo la libertà di stampa è ancora a rischio. E’ quanto emerge dal rapporto 2005 di Committee to Protect Journalists. E gli Usa hanno grandi responsabilità.Un nuovo rapporto sulla situazione della libertà di stampa nel mondo, pubblicato da Committee to Protect Journalists (Cpj) non annuncia nulla di buono. Da “Attacks on the Press” emergono decine di casi di morti sul campo, attacchi, censure. La Caporetto della libertà di stampa ha chiesto un prezzo elevato: 47 giornalisti morti come “conseguenza del loro lavoro”, 125 giornalisti incarcerati in 24 paesi, in crescita rispetto allo scorso anno. Quattro paesi rappresentano oltre i due terzi del totale degli incarcerati: Cina (32), Cuba (24), Eritrea (15) ed Etiopia (13). L’Iraq continua a essere il luogo più pericoloso per i giornalisti con ben 22 morti nel 2005. Il Cpj nota come nel 2005 il 90% degli omicidi sia rimasto impunito. Il rapporto sottolinea anche una tendenza all’autocensura in Messico, Colombia e Brasile e un cambiamento sostanziale del modo di fare giornalismo nel Medio Oriente. Il Cpj ha anche identificato alcuni nuovi paesi a rischio: Nepal, Ethiopia e Yemen. Paul E. Steiger, direttore responsabile del Wall Street Journal e chairman di Cpj, sottolinea che nel 2005 l’organizzazione per la prima volta ha dovuto prestare particolare attenzione a ciò che succedeva negli Usa, “a lungo bastione per la libertà di stampa”, ma che “potrebbero aver contribuito a queste tendenze inquietanti. I governi repressivi sono felici quando una democrazia come gli Usa mette in prigione un giornalista”

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