I problemi di brevetti e copyright, che riguardino le tecnologie o i nomignoli dei dispositivi di ultima generazione, non risparmiano nessuno, Apple inclusa. La casa di Cupertino se la deve vedere con Swatch , che l’ha denunciata a causa del marchio iWatch, sigla che dovrebbe contraddistinguere l’orologio intelligente della Mela ma che crea confusione con i prodotti della casa svizzera . Troppo simili i due marchi, troppo convergenti i due mercati per non suscitare le preoccupazioni e le ire di Swatch , che per altro detiene anche i diritti sul nome iSwatch (depositato anni or sono) e teme una concorrenza sleale da parte di Apple, il cui iWatch dovrebbe esser elanciato a fine estate. Con il dovuto anticipo, dall’Europa sono partite le ingiunzioni per intimare alla Mela un cambio di nome. Viceversa, c’è il rischio che lo smartwatch venga bloccato in tutti gli ottanta Paesi in cui il marchio Swatch è presente, almeno fino alla risoluzione del conflitto legale. La società elvetica, come ha fatto sapere attraverso un suo rappresentante, ha riscontrato “un rischio di confusione troppo altro tra due prodotti” e ha così deciso di tutelarsi. Non è da escludersi che le due aziende trovino un accordo extra-giudiziale, di natura economica o sotto forma di partnership, ma, almeno per ora, ciascuna presidia la sua barricata: ad Apple non conviene perdere tempo nell’ennesima querelle da tribunale (come insegna l’interminabile scontro con Samsung), ma Swatch non lascerà cadere l’occasione di ritornare in auge e riconquistare notrietà, dopo i fasti degli anni ‘90, e magari entrare nel mercato dei dispositivi mobili hi-tech.
Swatch vs Apple, questione di iWatch

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