Mentre i protagonisti della scena politica ed economica dicono la loro sull’affaire Telecom, una Banca italiana starebbe cercando di far rientrare la spagnola Telefonica nelle trattative per il controllo della compagnia italiana. Un riassunto delle dichiarazioni della giornata. Senza fretta. “Pirelli sta valutando di cedere la propria partecipazione in Olimpia, ma come detto più volte venderà solo al giusto prezzo. Farli scappare uno alla volta (riferito al forfait di AT&T, ndr) per giocare al ribasso non funziona. I contatti andranno avanti con America Movil. Pirelli è solida e può aspettare altre offerte”. ( Marco Tronchetti Provera 1 ) Uscire dal cortile. “Dobbiamo uscire dal cortile, bisogna guardare ciò che abbiamo intorno a noi, bisogna cercare attraverso alleanze a cui possano partecipare anche soggetti italiani. Ho quasi l’impressione che cerchino un imprenditore italiano disposto a investire, forse vogliono che io rimanga perché in fondo un imprenditore che ha investito molto si chiama Pirelli che con Benetton ha prodotto ottimi risultati. Io però ho già deciso di andarmene”. ( Marco Tronchetti Provera 2 ) Conflitto d’interessi. “Appare evidente che le anticipazioni di questi giorni che vedono Silvio Berlusconi come possibile protagonista di una cordata di imprenditori in grado di rilevare la Telecom, riporta in primissimi piano e rivaluta come urgentissima l’approvazione di una normativa in grado di cancellare definitivamente ogni possibile conflitto d’interesse, specie nel caso di un’azienda che copre una parte considerevole del mercato delle telecomunicazioni. E’ opportuno dunque, che prima di tutto il presidente di Forza Italia dichiari in maniera ufficiale la sua scelta imprenditoriale del tutto legittima in un paese democratico e liberale. Altrettanto doveroso, che il Parlamento legiferi per impedire un’insostenibile sovrapposizione di ruoli ed interessi.E’ comunque giusto, pretendere da Silvio Berlusconi, eventuale imprenditore anche delle telecomunicazioni, l’abbandono della scena politica una volta per tutte”. ( Giovanna Melandri, Ministro per le politiche giovanili ) Ok allo straniero con garanzie. “Se ci fosse uno straniero vero disposto a metterci i soldi con delle garanzie andrebbe bene. Ci vuole un azionariato forte e convinto, di grandi investimenti e di alleanze internazionali. Di questo ha bisogno Telecom: unitarietà del gruppo, alleanze internazionali, ci vogliono le banche perchè senza non se ne esce, e ci vorrebbe qualche vero imprenditore italiano che sia disposto a rischiare, poco magari, ma a rischiare. Se uno pensa di comprare Telecom a 3 miliardi e vendere Tim a 5 allora pensa per sé e poi fa morire l’azienda. Gli azionisti hanno preso più soldi di quelli che l’azienda ha prodotto e per questo si è impoverita. Quando penso a Telecom dico come siamo messi male. Telecom era la quinta compagnia telefonica al mondo e dopo 15 anni rischia di precipitare. Non ho mai visto una azienda che in dieci anni ha cambiato 5 o 6 proprietari. Invece di investire ha succhiato risorse. Se l’azionista pensa a sé e si arricchisce impoverisce l’azienda, fa il bene suo, ma fa del male all’azienda”. ( Guglielmo Epifani, segretario generale della Cgil ) Le regole ci sono. “Non abbiamo pregiudizi ma le regole ci sono e sono fatte, conosciute con assoluta trasparenza, quindi tutti quelli che si sono accostati e si accostano a Telecom sanno che da 8-10 mesi stiamo trattando per cercare di raggiungere un accordo sulla separazione funzionale della rete. Le regole valgono per tutti nazionali, comunitari e operatori di altri Paesi. Lo abbiamo dimostrato nel mobile, dove abbiamo uno dei mercati più concorrenziali d’Europa e del mondo. Quindi, assoluta trasparenza, nessuna forzatura, ed è noto che mi sono pronunciato contro interventi di legge che avrebbero traumatizzato il mercato ed anche contro ogni sconvolgimento con norme che potessero alterare il quadro delle regole, che è quello comunitario, dentro il quale ci iscriviamo perfettamente come ci e’ stato riconosciuto”. ( Corrado Calabrò, presidente dell’Agcom ) Fuga degli stranieri. “Il cambiamento delle regole, o meglio le regole poco chiare, ancora di più cambiate in corsa, portano inesorabilmente alla perdita di credibilità e a una ulteriore riduzione delle possibilità di investimenti stranieri in Italia che non sono mai stati così bassi come oggi. la reazione preoccupata delle forze politiche o anche i comportamenti di alcune autority dimostrano una grande, e per certi aspetti grave, confusione di idee sul ruolo che lo stato deve avere. E’ necessario dire con chiarezza che non è compito dello stato e tantomeno della politica stabilire chi debba essere l’azionista di una azienda o di influire sulla scelta di questo azionista. Questa decisione spetta solo al mercato e il mercato premia da sempre chi paga e chi offre di più. Lo Stato se vuole o evitare rischi di abusi o dare alle imprese obiettivi strategici ha una strada molto semplice che è quella della regolamentazione, anche attraverso la competenza delle autorità garanti”. ( Luca Cordero di Montezemolo, presidente di Confindustria ) Metafora canonica. “Che l’imprenditoria italiana possa impegnarsi in un programma industriale serio per la telefonia è un fatto importante. Che lo faccia Mediaset è positivo, ma non se il suo capo vuole fare il prete e il sacrestano”. ( Antonio Di Pietro, ministro delle Infrastrutture ) Centrismo mastelliano. “E’ vero, Mediaset non è l’unica impresa italiana e quindi ci può essere anche la collaborazione di altre imprese italiane, questo mi pare abbastanza evidente. Ma occorre anche la disponibilità finanziaria perchè Telecom ha purtroppo un ragguardevole scoperto di natura finanziaria e quindi c’è bisogno di attuare correttivi e serve una strategia un po’ diversa. Però, dobbiamo anche deciderci: non vogliamo gli americani, non vogliamo i messicani, non vogliamo Berlusconi, non vogliamo nessuno…e la situazione è quella che è. Ora, fermo restando il conflitto di interessi o magari il fatto che uno si espande un po’ dovunque, laddove ragionevolmente e con la compresenza di altre banche o di altre imprese italiane si entri all’interno di Telecom, la cosa per quanto mi riguarda non la trovo così disdicevole”. ( Clemente Mastella, ministro della Giustizia )
Telecom-media all’italiana

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