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Titoli sui giornali: quando la sintesi è furba

La discrepanza tra il titolo di un articolo e il suo contenuto è un fenomeno sempre più frequente sui giornali. Quante volte ci siamo trovati di fronte a un titolo d’effetto “scoprendone le carte” solo con la successiva lettura dell’articolo? 

E’ accaduto il 4 marzo sul quotidiano La Stampa di Torino che ha pubblicato uno strillo in prima pagina che titolava: “Bianchi: Dad anche dopo il Covid”, con riferimento al neoministro dell’Istruzione e alla tanto discussa didattica a distanza.

Le parole attribuite al ministro Bianchi in realtà non sono mai state pronunciate. Tra le sue affermazioni spicca questa: “Scuole chiuse è un termine sbagliato. Si farà didattica a distanza nelle zone rosse o in quelle con situazioni epidemiologiche che richiedono maggiori restrizioni. Ma la scuola ha sempre lavorato e continuerà a farlo”.

Di fronte alla domanda sulla situazione di insofferenza degli studenti per la Dad, il neoministro ha poi risposto illustrando i progetti di miglioramento, la formazione per i docenti, l’investimento in risorse dedicate “guardando anche oltre l’emergenza, considerando la Dad non come ripiego ma come integrazione e arricchimento per costruire una scuola nuova”. E infine: “I nostri insegnanti hanno sempre lavorato per tenere il contatto con gli studenti, la scuola non ha mai chiuso. Oggi siamo di fronte a una variante molto pericolosa. Stiamo lavorando perché passi l’onda di piena e dopo non ci sarà più la scuola di prima, ma quella che vogliamo per i nostri figli”.

Il titolo, su una questione tanto dibattuta, non è passato inosservato. Il giorno dopo è arrivata puntuale la precisazione dal ministero dell’Istruzione, che in direzione contraria rimarcava su altri media il messaggio più veritiero per cui “la scuola è presenza” seppure sia importante fare tesoro dell’esperienza della Dad.

di Valentina Colombo

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