In mostra alla Triennale, che nel 2023 compie un secolo, centinaia di opere internazionale per la 23ª Esposizione Internazionale che si ispira a ciò che “non sappiamo di non sapere”, tema centrale e fil rouge di numerosi progetti speciali.
Fino all’11 dicembre è in scena in Triennale Milano la 23ª Esposizione Internazionale, promossa con il BIE (Bureau International des Expositions) e il ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale. Il tema centrale è l’ignoto. Da qui il titolo della mostra principale Unknown Unknowns. An Introduction to Mysteries che cerca di rispondere a una serie di domande su quello che ancora “non sappiamo di non sapere” in diversi ambiti: dall’evoluzione della città agli oceani, dalla genetica all’astrofisica. Designer, architetti, artisti, filosofi, ricercatori, drammaturghi e musicisti sono stati chiamati a cimentarsi dando vita a una costellazione di mostre e progetti, in un dialogo affascinante tra oltre 40 Paesi.
La mostra tematica, centro nevralgico della 23ª Esposizione Internazionale è a cura di Ersilia Vaudo, astrofisica e Chief Diversity Officer dell’Agenzia Spaziale Europea. Indagando l’ignoto, Unknown Unknowns si sviluppa come un percorso dai contorni sfumati e permeabili che presenta più di cento tra opere, progetti e installazioni di artisti, ricercatori e designer internazionali.
Tra le tematiche affrontate, la gravità, le mappe, le nuove sfide dell’architettura, fino ai misteri legati allo spazio profondo.
Oltre alla mostra tematica, la 23ª Esposizione Internazionale ospiterà altre due grandi mostre: una progettata insieme a Fondation Cartier pour l’art contemporain e l’altra curata da Marco Sammicheli, Direttore del Museo del Design Italiano di Triennale, che per l’occasione propone un nuovo allestimento.
Quattro special commission sono state affidate da Triennale all’artista giapponese Yuri Suzuki, alla designer italiana Irene Stracuzzi, al collettivo di architetti statunitensi SOM, e all’artista turco-americano Refik Anadol. Oltre alle opere commissionate, la mostra include una serie di installazioni site specific, tra cui quelle realizzate da Andrea Galvani, Tomás Saraceno, Bosco Sodi, Protey Temen, Julijonas Urbonas e Marie Velardi.
Tiebele @ Jaime Herraiz for Kere Architecture
Lungo il percorso espositivo sono inoltre presenti quattro Listening Chambers, spazi in cui il suono si fa parola e il visitatore può abbandonarsi alle narrazioni di grandi personalità del mondo scientifico. Il neuroscienziato Antonio Damasio affronta il tema del sé e della coscienza, il fisico teorico Carlo Rovelli quello del tempo, il filosofo della biologia Telmo Pievani riflette sull’origine della vita, la fisica teorica Lisa Randall sul mistero di ciò che sta al di là dei nostri sensi.
Dando spazio alla sostenibilità ambientale al riuso, l’allestimento della mostra tematica è interamente creato attraverso la stampa 3D con grandi stampanti, sviluppate ad hoc utilizzando solo materiali di origine naturale in gran parte derivati da sottoprodotti dell’industria agroalimentare.
Parallelamente alla mostra principale ci sono 23 partecipazioni internazionali con 20 padiglioni di Paesi come Francia, Repubblica Ceca, Polonia e Ucraina e di cui ben sei sono africani.
Infine, da non perdere una serie di progetti speciali che spaziano dall’arte contemporanea al cinema, dal teatro alla musica. Solo un paio d’esempi: il percorso Alchemic Laboratory della ricercatrice Ingrid Paoletti tra materiali innovativi come muschi che producono energia o superfici artificiali che si autoriparano e il progetto musicale Playing the Unknown del musicista Francesco Bianconi (cantante dei Baustelle).
Per maggiori informazioni: https://triennale.org/23a-triennale-di-milano
Di Valentina Colombo.
Sambonet_Kleeiade