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Ue prosegue l’indagine su privacy nel Regno Unito

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L’Unione europea continua a indagare circa presunte violazioni delle norme comunitarie sulla privacy in Gran Bretagna, come noto regno incontrastato (o quasi) delle telecamere a circuito chiuso (Cctv) e dei servizi di sorveglianza telefonica e via web. Secondo la commissione continentale, c’è il rischio che i dati registrati vengano manipolati, rivenduti o usati per secondi fini (commerciali, prima di tutto) che non sono strettamente legati alla sicurezza. I punti deboli del sistema britannico sono tre: non esiste un’autorità indipendente a garanzia dei cittadini intercettati o ripresi; c’è un’interpretazione troppo ampia del regolamento sui poteri investigativi (che permettono di raccogliere dati ambientali anche su singoli soggetti); le sanzioni per i trasgressori della privacy sono troppo leggere e limitate. Le autorità d’Oltremanica hanno due mesi di tempo per compilare un rapporto dettagliato su usi, tecniche e finalità della loro sorveglianza elettronica, prima che l’Unione apra un vero e proprio procedimento d’infrazione nei confronti del Regno Unito. Il ‘caso-privacy’ nel Regno Unito è esploso lo scorso anno, quando diverse compagnie avevano aderito al progetto di Phorm per raccogliere dati online degli internauti e poi studiare pubblicità personalizzata per la rete. Il tutto, all’insaputa degli utenti, che sono stati monitorati per giorni nelle loro abitudini digitali (siti preferiti, acquisti fatti online, interrogazioni sui motori di ricerca). I consumatori bella Regina, una volta svelata la tecnologia di Phorm, hanno protestato ferocemente, ma nessun organo ufficiale (il Governo, il commissario alle Telecomunicazioni, la Ofcom) ha raccolto i loro lamenti. Ci ha pensato quinti l’Ue , che ora ha reso note scadenze e termini della sua indagine.

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