Snapchat, WhatsApp, Facebook sono tra i mezzi di comunicazione preferiti dei teenager e non solo, tuttavia la posta elettronica non risente della concorrenza, ma anzi continua ad accrescere il proprio traffico. Nel 2013 sono state inviate 182 miliardi di e-mail al giorno. A tenere in vita, più che mai, il settore delle missive elettroniche sono le aziende, il cui lavoro viene comunicato e sviluppato tramite e-mail: la seconda giovinezza del mezzo è garantita dalla diffusione sempre più globale di smartphone e tablet, che consentono di leggere, scrivere e rispondere anche in mobilità, a qualsiasi ora del giorno e in qualsiasi luogo ci si trovi. La posta a tema business costituisce il 55% degli invii quotidiani, stando al Financial Times, e la mole di missive aumenta esponenzialmente rispetto al ruolo occupato. Il vero incubo, per i dirigenti, è il fiume di e-mail che intasa costantemente l’account, implorando attenzioni continue e incessanti, anche quando il loro contenuto è invero di scarsa o nulla utilità. Lo spam fa perdere tempo, mentre il vizio di rimpolpare le mailing list con indirizzi superflui crea un circolo vizioso di traffico ed energie buttate. Per non dire dell’abuso della copia-conoscenza. I più giovani preferiscano chat e messaggistica istantanea, le aziende privilegiano la posta elettronica, a dispetto dei tentativi di convogliare le comunicazioni interne sui social network. Le email danno più fiducia, sono più facilmente catalogabili e consultabili, forse anche più sicure. Basta non scrivere per ogni inezia.
Un mondo di e-mail, nonostante i social

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