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Un ritratto del nostro Paese attraverso il consumo di farmaci

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L’Agenzia Italiana del Farmaco ha recentemente presentato l’“Atlante delle disuguaglianze sociali nell’uso dei farmaci per la cura delle principali malattie croniche”. Obiettivo dello studio, quello di descrivere l’uso dei farmaci prescritti per le principali patologie croniche tra gruppi di popolazione con livelli diversi di posizione socioeconomica, misurata attraverso un indice di deprivazione che tiene conto di diversi fattori quali istruzione, disoccupazione, composizione del nucleo familiare, densità e condizione abitativa.

Nella popolazione adulta sono stati analizzati i dati relativi alla prescrizione di farmaci per ipertensione, dislipidemie, ipotiroidismo, ipertiroidismo, depressione, demenza, morbo di Parkinson, osteoporosi, ipertrofia prostatica benigna, iperuricemia e gotta, diabete, broncopneumopatia cronica ostruttiva. Nella popolazione pediatrica sono stati analizzati i dati di prescrizione di farmaci utilizzati per asma, epilessia e disturbo da deficit dell’attenzione/iperattività. 

In Italia già dopo i 65 anni e prima dei 75, più della metà delle persone convive con una o più patologie croniche fra quelle indagate e questa quota aumenta con l’età fino a interessare complessivamente i tre quarti degli ultra 85enni, di cui la metà è affetto da due o più patologie croniche.

I risultati suggeriscono che la posizione socioeconomica sia fortemente correlata con l’uso dei farmaci e che il consumo dei farmaci sia più elevato tra i soggetti residenti nelle aree più svantaggiate. Questo probabilmente a causa del peggior stato di salute di questi soggetti, che potrebbe essere associato a uno stile di vita non corretto. 

Mediamente, in tutte le province italiane, tra gli uomini si registrano livelli di consumo di farmaco più alti per la maggior parte delle categorie terapeutiche analizzate, a eccezione dei farmaci antidepressivi, degli antiosteoporotici e dei farmaci per il trattamento delle patologie tiroidee (iper- e ipotiroidismo), per le quali il consumo è nettamente maggiore tra le donne rispetto agli uomini. 

A livello geografico si osservano livelli di consumo complessivamente più alti al Sud e nelle Isole per la maggior parte delle categorie terapeutiche. Un trend inverso, con consumi maggiori nelle aree del Nord, viene invece osservato per i farmaci antidepressivi. 

Di Arman C. Mariani 

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