I social network inducono le persone a evitare conflitti e ad adottare scelte conformiste, adeguandosi alle preferenze degli amici o degli opinion leader. Le persone amano muoversi in gregge, e chi è di un altro gregge sarà considerato un nemico: il conformismo nell’amicizia è stato dimostrato da ricercatori italiani analizzando le interazioni tra persone nei social network in una ricerca pubblicata sulla rivista dell’Accademia Americana delle Scienze Pnas, secondo cui poichè agli amici si dà sempre ragione e si tende a sposarne le idee, Facebook, Twitter e gli altri social network su internet inducono le persone a evitare conflitti e ad adottare scelte conformiste, adeguandosi alle scelte degli ‘amici’ o degli opinion leader. La ricerca è firmata dai matematici della Sissa (Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati) di Trieste, diretti da Claudio Altafini. Gli esperti hanno analizzato le connessioni tra gli utenti di tre social network, Epinions, Slashdot e WikiElections, non sono social network classici. Le prime due sono network dove gli utenti si consultano ed esprimono il proprio voto su prodotti di varia natura, tecnologica e commerciale. WikiElections serve invece agli amministratori di Wikipedia per gestire elezioni interne: chi cura una pagina elegge i propri rappresentanti. Ma i tre network hanno tre caratteristiche in comune. Sono grandi reti, che contano su centinaia di migliaia di utilizzatori; permettono agli utenti di giudicare i post (ovvero le opinioni) degli altri con segno tanto positivo (like) quanto negativo (dislike); e mettono a disposizione degli analisti i loro dati. L’analisi delle interazioni tra le persone nei social network, secondo lo studio, dimostra la validità della “teoria dell’equilibrio” formulata negli anni Cinquanta dallo psicologo Fritz Heider. I matematici della Scuola triestina Claudio Altafini, Giuseppe Facchetti e Giovanni Iacono hanno usato un algoritmo mutuato dalla fisica statistica per esplorare le connessioni tra gli utenti dei social network in cui non solo le persone sono in relazione tra loro, ma è anche dichiarata la valenza positiva o negativa di ogni interazione. Secondo la teoria di Heider ci sono maggiori probabilità che in una comunità sociale si stabiliscano relazioni stabili come “gli amici dei miei amici sono miei amici e i nemici dei miei amici sono miei nemici”. Dall’analisi emerge che le situazioni ‘stressanti’ dal punto di vista sociale tendono a essere evitate: le relazioni che in gergo si definiscono “bilanciate” sono più numerose di quelle sbilanciate, che generano frustrazione. “Le persone connesse tra di loro – commenta Altafini – possono essere descritte come gli spin magnetici di un materiale. E così come può esserci un legame ferromagnetico, una sorta di attrazione, o antiferromagnetico, ovvero una sorta di repulsione, tra le persone si possono instaurare relazioni di amicizia o inimicizia. Il disordine introdotto dalla presenza di segni negativi può indurre frustrazione, corrispondente a cicli con un numero dispari di segni negativi, ma può anche essere solo ’apparente’, quando la grande maggioranza di cicli è positiva. Quando una comunità è d’accordo che uno o più individui sono da isolare, questi ultimi attireranno tanti giudizi negativi senza per questo ’sbilanciare’ la rete”. Un meccanismo, quello individuato, applicabile anche a social network come Facebook, dove le interazioni sono costituite spesso da conversazioni e non da giudizi netti? “Al momento non abbiamo dati disponibili per rispondere. Quello che stiamo vedendo è una causa o un effetto? Se esprimo un parere uguale a un opinion leader il mio giudizio è indipendente o meno? Senza dati, rispondere a queste domande è un azzardo. Sarebbe molto interessante poter studiare in questo modo Facebook, e non escludo che i risultati sarebbero simili: risvolti imprevisti o situazioni poco gradevoli non piacciono a nessuno”. E a quanto pare questo è proprio quello che accade nelle reti sociali analizzate. Ma i social network sono spesso terreno anche di competizione, non solo di condivisione. La frontiera più contesa sono i luoghi. Gli iscritti di Google+ possono segnalare la loro presenza in un posto: chi entra in un negozio, un bar o un centro commerciale dice agli altri dove si trova attraverso un messaggio di “check-in”. Presto potranno accedere a promozioni e sconti, a partire dagli Stati Uniti. Il rivale è soprattutto Facebook con 800 milioni di utenti nel mondo: per non restare indietro ha assorbito il team degli ingegneri di Gowalla, specializzati nella geolocalizzazione. “Chi”, invece, è la domanda più complessa. E la risposta più attenta arriva da Twitter: ha rinnovato le pagine per le aziende che negli ultimi mesi hanno trasformato i loro spazi sul social network in notiziari e servizi per l’assistenza clienti. È parte integrante del nuovo Twitter, un design appena varato che punta sulla scoperta collaborativa delle informazioni e sull’intensificazione dei contatti. Un passo in avanti che valorizza sopratutto video e fotografie, oltre al testo. Inoltre, da tempo Twitter verifica i profili per le persone pubbliche, contrassegnati con una coccarda. Non è una scelta casuale: in passato Steve Jobs e il Dalai Lama sono stati tra le vittime di impostori che hanno aperto pagine false. Anche gli altri social network insistono su politiche per ridurre l’uso di nomi inventati da parte degli utenti. L’identità riguarda, inoltre, le fotografie: da poco Google+ ha anche lanciato un’opzione volontaria per il riconoscimento automatico dei volti nelle immagini, attraverso tag. Su Facebook, per esempio, ha guadagnato dieci milioni di utenti una radio, Spotify. Funziona come un grande jukebox: gli amici possono sapere cosa ascoltano gli altri in diretta e imitarli. A fare la differenza in questo caso è la tecnologia di open graph: finora si tratta di un esperimento limitato, ma presto sarà allargato. I rivali accelerano il passo. Twitter ha varato un suo motore di ricerca per la scoperta delle segnalazioni. E Google+ punta sulle sue cerchie sociali, integrate di recente con la chat di Gmail. Ma tra gli iscritti ai social network cambia il comportamento sulla privacy. La metà degli utenti di reti sociali online ha dichiarato di non aver cambiato nulla nelle impostazioni dopo essere venuto a conoscenza di preoccupazioni sulla sicurezza. In particolare, sei persone su dieci sono interessate a condividere in modo privato le fotografie. E i social network si sono adattati, con opzioni più specifiche e selezionate per la condivisione limitate a gruppi ristretti. Giovanna Maggiori
Un social conformismo

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