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Veganuary, il mese dell’orgoglio vegano

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Anche in Italia il primo mese dell’anno è dedicato alla consapevolezza della dieta senza prodotti animali

Non solo carne, ma anche latticini, uova, pesce e tutto ciò che arriva dal mondo animale: sono numerosi gli ingredienti che un mangiatore vegano evita accuratamente, tanto da fare attenzione anche a tutti quei prodotti che possono contenerne anche solo una traccia, come il cioccolato, la piadina e il pesto. Ebbene, anche in Italia questa attenzione e questa dedizione hanno nel mese di gennaio il loro momento di gloria: da qualche anno, infatti, il primo mese dell’anno viene ribattezzato Veganuary, dalla crasi di vegan e january, gennaio in inglese.

Sarà che è il mese dei buoni propositi, sarà che è quello in cui ci si concentra maggiormente sui cambiamenti da apportare alla propria vita: fatto sta che gennaio è anche il mese di chi sceglie la dieta vegetale. In Italia, più di due persone su 100 compiono questa scelta ed è particolarmente coinvolta nella campagna globale iniziata nel 2014: quest’anno anche Malesia, Perù e Canada hanno aderito e i numeri dell’adesione sono destinati a salire dai 25 milioni dello scorso anno.

Con anche l’Italia fra i Paesi partner e iscritti da tutto il mondo (tranne la Corea del Nord), la partecipazione è principalmente online: ci si iscrive al sito di riferimento (in Italia www.veganuary.it) e dal giorno indicato si ricevono – per 31 giorni – indicazioni, ricette e consigli per passare a un’alimentazione tutta vegetale. Le motivazioni possono essere diverse, ma sono principalmente etiche, ambientali e salutistiche.

Nel 2024 in Italia si è dichiarato vegetariano il 7,2% della popolazione, vegano il 2,3%. Dunque, quasi un italiano su 10 non ha mangiato carne, dato in crescita dal 6,6% del 2023. Complessivamente, da quando è partita la campagna Veganuary, quindi dal 2014, i vegani sono diventati quattro volte più numerosi, dando un impulso anche al cambiamento nei locali, che sempre più spesso propongono alternative almeno vegetariane, quando non anche vegane.

di Daniela Faggion

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