Il ritorno di un regista, o quasi. Steven Soderbergh aveva annunciato il proprio ritiro dall’attività cinematografica in primavera, ma ha poi deciso di fare marcia in dietro e correre fino al Lido di Venezia per presentare Contagion , film che prende spunto dalla teoria del caos per raccontare la storia di una pandemia e dell’ansia da fine del mondo che spesso ha colpito l’umanità negli ultimi anni. Con taglio quasi documentaristico, Soderbergh elabora il suo particolare film di genere, avvalendosi di un cast ricco (da Kate Winslet a Gwyneth Paltrow, passando per Matt Damon e Jude Law). Le reazioni dei presenti in sala sono state buone, anche se è mancato l’entusiasmo riservato ad altri cineasti. Com’è successo, per esempio, a Todd Solondz , che torna a trattare temi a lui cari con Dark Horse , commedia nera sulla sindrome da adolescenza prolungata dei quarantenni di oggi, incapaci di trovare alternative al perpetuarsi della gioventù come soluzione a una realtà spesso cinica e complessa. Solondz si avvale di attori come Selma Blair e Jordan Gelber per costruire la sua ragnatela di malinconia senza scampo e scene tragicomiche, e si candida come una delle possibili sorprese del Festival, almeno tra le pellicole in concorso. Il re del fuoriconcorso , almeno nelle ultime quarantotto ore, è stato invece Vasco Rossi , che a Venezia non si è visto, ma che ha comunque attirato l’attenzione con la proiezione del film a lui dedicato, Questa storia qua . Pubblico (composto soprattutto di fan) in visibilio, com’era facile prevedere.
Venezia contagiata da Soderbergh, inneggia a Solondz e Vasco Rossi

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