La Mostra del cinema di Venezia si è conclusa sabato 8 settembre con qualche gaffe , una canzone popolare sudcoreana intonata dal Leone d’Oro 2012, Kim Ki-Duk per Pietà , e la celebrazione dell’ultimo film di Paul Thomas Anderson, The Master , cui è sono andati il Leone d’Argento per la regia e il premio per i migliori attori protagonisti (Joaquin Phoenix e Philip Seymour. Hoffman, ex aequo). La cerimonia finale ha concluso un’edizione fatta di alti e bassi , in cui la presenza italiana non ha lasciato segni profondi, nonostante l’atteso Bella addormentata di Bellocchio, forse un po’ bistrattato dai giudici. Il regista piacentino ha aizzato le polemiche post-festival, annunciando che non sarà mai più in gara al Lido: troppo forte la delusione e la sensazione di essere stato trascurato perché meno popolare di Kim Ki-Duk e Anderson, cineasti che certo danno a Venezia più visibilità internazionale. Il Leone d’Oro Kim Ki-Duk ha conquistato pubblico e gran parte della critica , vivacizzando la premiazione con la caduta del premio e l’intonazione di un canto popolare sudcoreano e un’aspra critica al capitalismo mondiale, vero bersaglio (a suo stesso dire) di Pietà . Divertente il siparietto che ha caratterizzato la consegna del Leone d’Argento a Hoffman, che ha ritirato il premio per P.T. Anderson, regista dell’acclamato The Master . All’attore è stato consegnato per errore il Premio speciale della giuria, assegnato invece a Paradise Faith . Sul palco, tra qualche imbarazzo, si è provveduto a ripristinare l’ordine con uno scambio volante, che molto dice della 69esima edizione della Mostra: un po’ confusionaria, priva di glamour, con qualche bel film, poco tricolore. Ma forse è giusto così Seguicio su Twitter @QuoMediaNews
Venezia incorona Kim Ki-Duk e The Master

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