di Giorgio Bellocci C’è un momento topico nel bellissimo Boogie Nights , film del 1997 diretto da Paul Thomas Anderson: poco prima dell’epilogo il regista di porno movies Jack Horner (un grande Burt Reynolds) si reca in carcere a visitare il “Colonello” James, suo vecchio produttore. In un passato non lontanto, nei frenetici anni 70, i due celebravano party a base di sesso libero e gioioso, fumo pesante e altro. Ora però il “Colonello” è accusato di molestie sessuali verso una minorenne, per quanto la ragazza fosse stata consenziente. Davanti alla rivelazione l’approccio fraterno di Horner si trasforma in rabbia e disprezzo verso l’amico… La scena mi è tornata in mente domenica durante la visione su LA7 di Videocracy , docu-movie scritto e diretto nel 2009 dal regista Erik Gandini partendo dal focus sul potere assunto dalla televisione nei decenni del dominio berlusconiano. Infatti Enrico Mentana lo ha abbinato a un dibattito nel giorno delle celebri dimissioni… Lele Mora, uno dei protagonisti di Videocracy , oggi si trova agli arresti per bancarotta, e pare che le sue condizioni fisiche siano molto precarie. E’ auspicabile che Mora abbia ricevuto in carcere tante visite, ma che le medesime non si siano concluse con la reazione un po’ ipocrita di Horner-Reynolds descritta in Boogie Nights (al netto anche della differenza delle accuse in ballo). Certo, è difficile dimenticare che in Videocracy Mora è odioso quando esibisce con orgoglio il suo telefonino con le svastiche e le suonerie fasciste. Ora però è il momento di evocare la pietas cristiana anche per lui…
“Videocracy” e la pietas per Lele Mora

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