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Vigilanza Rai e Consulta: Bonino e parlamentari chiedono la consultazione a oltranza

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La conferenza dei capigruppo di Senato e Camera, convocata domani pomeriggio per sbloccare lo stallo sulla nomina del giudice costituzionale e del presidente della Commissione di Vigilanza Rai, rischia di portare a un nuovo rinvio in mancanza della convocazione ad oltranza del Parlamento. A dichiararlo a Radio Radicale è la vicepresidente del Senato, Emma Bonino. ” Dopo molto lavoro e grazie alla collaborazione politica di Bocchino e di Malan, di Zanda, di Bersani e di Casini – ha spiegato la Bonino – abbiamo raggiunto la maggioranza assoluta dei deputati e senatori a sostegno della richiesta della convocazione ad oltranza sia per l’elezione del giudice costituzionale sia del presidente della vigilanza Rai. Un risultato politico di tutto rilievo e non privo di polemiche all’interno del Pdl visto che malamente Cicchitto e Quagliarello ci hanno bacchettato l’iniziativa di Bocchino e di Malan come iniziativa personale, non ricordando che la stessa Costituzione assicura agli eletti l’esercizio della propria responsabilità senza vincolo di mandato. Mi auguravo che le tante adesioni potessero convincere Pannella a smettere lo sciopero della sete, ma così non è stato. Mi auguro che oggi altri elementi lo convincano “. Domani è prevista la riunione ma, ha aggiunto la Bonino, “da quanto riesco a capire, il rischio di un ulteriore rinvio non si può dare per evitato. Ci restano poco più di 24 ore per lavorare a iniziative politiche che portino domani allo sblocco dello stallo e l’unico sblocco possibile, come dicono i 500 parlamentari, è che i presidenti di Camera e Senato convonchino a oltranza fino a voto utile. Ci sono precedenti, in particolare nel 1978 “. La vicepresidente del Senato ha lamentato anche la scarsa attenzione riservata dai mezzi d’informazione al doppio stallo Consulta-Rai: ” Ho visto poca attenzione da parte della stampa scritta, in particolare La Repubblica pensa che tutto questo non appartenga all’attività politica del nostro Paese, ma non è il solo giornale in questo “. La preoccupazione della Bonino è la stessa dei 526 parlamentari che si sono rivolti ai presidenti Fini e Schifani, per chiedere la convocazione a oltranza del Parlamento per l’elezione del Giudice della Consulta e l’insediamento della Commissione di Vigilanza Rai. Aumentano coloro che sottoscrivono l’appello, questa mattina si sono aggiunti l’ex Capo dello Stato Oscar Luigi Scalfaro, Leoluca Orlando, il ministro ombra delle Comunicazioni Giovanna Melandri e quello per le Politiche Comunitarie Maria Paola Merloni. La firma di Scalfaro si affianca a quelle degli altri senatori a vita Carlo Azeglio Ciampi, Emilio Colombo, Giulio Andreotti e Rita Levi Montalcini. Sono 504 i parlamentari italiani che finora si sono appellati ai Presidenti di Camera e Senato, il 52,9 per cento del Parlamento italiano, di cui 361 deputati (il 57,3 per cento della Camera) e 143 senatori (il 44,4 per cento del Senato). Oltre ai 9 parlamentari radicali eletti nelle liste del Partito Democratico, del PD hanno firmato 296 parlamentari (l’87,8 per cento el totale), di cui 192 deputati (il 90,6 per cento del gruppo alla Camera) e 104 Senatori (89,7 per cento del PD a Palazzo Madama). 130 sono le firme dei parlamentari del Popolo della Liberta’ (31 per cento del totale): 111 deputati (40,8 per cento del gruppo alla Camera) e 19 senatori (13 per cento del gruppo al Senato). 17 le firme del gruppo dell’Italia dei Valori (il 38,1) di cui 12 deputati (il 39,3 per cento del gruppo alla Camera) 5 senatori (35,7 per cento del gruppo a Palazzo Madama). Gli esponenti del gruppo UDC, SVP e Autonomie ad aver sottoscritto l’appello sono 44 (il 95,7): 35 deputati (il 100 alla Camera) e 9 senatori (l’81,8 per cento del gruppo al Senato). 3 i deputati della Lega Nord che hanno firmato (il 3,5 per cento del totale, il 5 del gruppo alla Camera) e 5 quelli del Gruppo Misto (il 22,7), di cui 2 deputati (l’11,8) e 3 senatori (il 50). Sono 22, infine, le firme degli eurodeputati italiani. Intanto, il presidente del Senato Renato Schifani, si augura che la nomina del presidente della Commissione di Vigilanza Rai e del membro della Corte Costituzionale possano avere effetti positivi anche per una soluzione per la crisi economica internazionale. ” Io mi auguro fortemente che il clima di queste ore di dialogo in Parlamento sul decreto relativo alla finanza e al salvataggio delle banche possa generare anch’esso un nuovo clima politico, possa scongelare questa contrapposizione tra maggioranza ed opposizione “, ha spiegato il presidente. Sulla situazione Rai è espresso anche Sandro Curzi, consigliere amministrativo delle televisione pubblica: ” Mentre la politica non riesce ancora a mettersi d’accordo e si divide sugli adempimenti istituzionali minimi per consentire alla Rai di funzionare almeno normalmente – pur dovendo reggere ad una concorrenza spietata, in una fase di radicale trasformazione del sistema della comunicazione – è opportuno far rilevare a tutti che quanti lavorano in Rai non si limitano a fare la guardia al bidone. Ancora ieri, il servizio pubblico ha vinto sulla diretta concorrente negli ascolti sulle 24 ore, addirittura con il 52,36% di share contro il 34.12 nella prima serata, e con 13 punti di vantaggio anche nella seconda serata “. Curzi ha aggiunto: ” Quello che è più confortante e rassicurante per il futuro del servizio pubblico, fatto salvo il compito che spetta alle istituzioni, è che questo esito la Rai lo ottiene facendo dell’ottima televisione, con trasmissioni di impianto informativo. Ieri Report, con una severa e serissima trasmissione sulla cessione dell’Alitalia, ha incollato davanti allo schermo di RaiTre più di 3 milioni e settecentomila italiani. Sulla stessa rete, una trasmissione ritenuta unanimemente esemplare come quella di Fazio ha sfiorato i 4 milioni e mezzo di telespettatori. Questo, con una trasmissione come Annozero, difficile e tenuta nel mirino dal potere anche mediatico, che giovedì ha portato oltre il 17% lo share di Retedue. E soprattutto con un pubblico che conferma di fidarsi di più della rete pubblica, rispetto alle altre, specie nei momenti di smarrimento e di crisi come questo, come dimostra l’allungo del Tg1 in queste settimane, rispetto al suo principale concorrente, fino al 30 e al 32%. E’ chiaro però che, sulla distanza, se si procrastinassero ancora queste divisioni politiche e questo blocco istituzionale, la Rai potrebbe pagarne conseguenze tanto più pesanti perché si concretizzerebbero nello scenario buio della crisi economica e del mercato pubblicitario “.

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