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Yahoo! sotto tiro della Casa Bianca

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In pieno periodo d’azione del programma Prism (anno 2008) , che raccoglieva i dati degli internauti di mezzo mondo, spiandone movimenti, e-mail e comunicazioni,  Yahoo! fu minacciato con multe da 250mila dollari giornaliere dal governo americano qualora non avesse aderito al progetto gestito dalla National security agency. Il motore di ricerca, che con i suoi servizi di posta elettronica, news, archivio immagini e altro ancora è una miniera di informazioni (pubbliche e personali) , sarebbe stato sanzionato con in caso di diserzione. L’iniziale reticenza della compagnia fu dunque vinta a suon di ricatti, con la connivenza delle massime cariche militari e di sicurezza degli Usa.  Yahoo! citò il governo in tribunale, sostenendo che le sue pretese fossero incostituzionali , ma la Foreign intelligence surveillance court of review, la corte che si occupa dello spionaggio all’estero, stabilì la legittimità della richiesta e la società web dovette adeguarsi. La sentenza sdoganò di fatto i metodi di spionaggio capillare della Nsa e la raccolta dati indiscriminata in qualsiasi angolo (digitale) del globo, senza ovviamente che i cittadini americani e di altri Stati fossero a conoscienza del programma. La prima conseguenza dell’arruolamento forzato di Yahoo! fu la collaborazione quasi immediata degli altri colossi internet : Apple, Google e Facebook cominciarono a fornire regolarmente i dati a loro disposizione, onde evitare sanzioni o imposizioni da parte di qualche giudice, appaiandosi a Microsoft che già da mesi collaborava con la Nsa. A distanza di anni, svelati i documenti incriminati,Yahoo! ha tenuto a ribadire quanto l’azienda “fu costretta a combattere per contrastare le richieste di sorveglianza portate avanti dal governo degli Stati Uniti”, perdendo tuttavia la sua battaglia. Almeno fino a quando Edward Snowden, ex dipendente dell’agenzia di spionaggio, non rivelò al mondo le pratiche invasive della sorveglianza americana sul mondo.

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