L’Italia è spesso considerata un Paese-museo dai milioni di turisti che ogni anno la visitano, tanto da contare dodici tra i cento centri culturali più visitati al mondo. Ma i musei nazionali , stando a una recente indagine, snobbano l’universo digitale e soprattutto i social network . Solo Palazzo Strozzi a Firenze è presente in maniera massiccia e completa online , con profili Twitter (1.752 follower al momento) e Facebook (quasi 8mila like). Degli altri undici istituti in classifica, solo quattro hanno un account social, con i Musei Vaticani – non italiani in senso stretto – che contano il maggior numero di appassionati online, grazie ai 46mila like sulla pagina Facebook ufficiale. Sorte simile per la Galleria degli Uffizi, con quasi 28mila like. La Reggia di Venaria, vicino Torino, ha invece puntato su Twitter: i suoi cinguettii sono seguiti da oltre 3mila persone. Il problema è la totale assenza dai social network di musei di fama mondiale , come il Palazzo Ducale di Venezia, Palazzo Reale a Milano, Palazzo Pitti a Firenze e il Complesso del Vittoriano di Roma. I visitatori sono costretti a informarsi sui più tradizionali e meno agili siti web, quando non direttamente sulle desuete guide cartacee, senza la possibilità di avere aggiornamenti immediati, magari su smartphone e tablet. I pari grado internazionali, invece, applicano una strategia opposta: grande attenzione ai social e continuo contatto con fan e visitatori, per promuovere iniziative, mostre o anche solo per solleticare la curiosità degli appassionati. Non a caso, il Louvre conta 60mila follower su Twitter e oltre 1 milione di like su Facebook, mentre il MoMa di New York arriva a 983mila fan su Fb. Potere dell’arte 2.0.
Ai musei italiani non piace il social networking

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