Approda oggi nell’aula del Senato il ddl sulla riforma del reato di diffamazione. L’iter è stato piuttosto rapido (il voto finale era previsto entro giovedì, ma è stato rinvaito a lunedì 29 ottobre ) ma sui contenuti del decreto il dibattito è ancora piuttosto vivace: a Maurizio Gasparri (Pdl) che ha sottolineato come ” eliminare la sanzione del carcere per i giornalisti non significa sancire la libertà di diffamare”, ha replicato la capogruppo democratica Anna Finocchiaro, secondo la quale il testo “va corretto” . Al posto del carcere, per i giornalisti ritenuti diffamatori sono previste sanzioni pecuniarie dai 5mila ai 100mila euro e l’obbligo alla rettifica prevede delle restrizioni . L’obbligo di rettifica e le pene colpiscono anche gli editori: i soggetti ” civilmente responsabili” non dovranno infatti solo essere chiamati a un eventuale risarcimento del danno. Ma la protesta cresce, e la Fnsi ha accusato i parlamentari di voler introdurre una censura sulla stampa : ” Una legge – ha detto il segretario del sindacato dei giornalisti, Franco Siddi – grave come non si era mai visto, a questo punto è meglio lasciare le cose così come sono” . La Fnsi ” non può accettare – ha ammonito il presidente del sindacato Roberto Natale – che si stabilisca una sanzione smisurata che renda l’informazione asservita , non in grado di portare avanti inchieste e servizi scomodi al potere: gli editori saranno indotti a parlare con i loro direttori per bloccarli”.
Ddl diffamazione in aula, ma è polemica

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