Finanza creativa , sembra questo il motto delle grandi compagnie internet. Facebook non fa eccezione e, come Amazon, Google, Microsoft e Apple prima di lei, prova ogni mezzo legale per pagare meno tasse . L’ultima trovata sfrutta una scappatoia offerta dalla legge britannica che permette di inviare denaro alle isole Cayman : una volta depositati gli introiti nel paradiso fiscale, le imposte da pagare sui guadagni fatti in Europa sono minime. Mark Zuckerberg e soci hanno sfruttato la sede internazionale in Irlanda (già di per sé Paese a tassazione agevolata per le imprese hi-tech) per spedire ai caraibi mezzo miliardo di euro. Così facendo, al Regno Unito sono andati emolumenti per soli 300mila euro nel 2011 , contro profitti dichiarati per oltre 10 milioni dal quartier generale di Dublino. “Facebook rispetta tutte le più importanti norme aziendali, comprese quelle sulle contabilità e le tasse – ha detto un portavoce del social network -. Abbiamo il nostro quartier generale internazionale in Irlanda che impiega più di 400 persone e una serie di uffici locali più piccoli che forniscono servizi in tutta Europa” . Tutto vero, ma presto le leggi britanniche (ed europee) potrebbero cambiare. La crisi economica ha messo alle strette i governi dell’Unione, nessuno si può più permettere agevolazioni ai grossi marchi della rete.
Facebook va alle Cayman, schiva il fisco

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