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Il suicidio di Aaron Swartz scuote la rete

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I fatti dell’intera vicenda sono ormai noti: venerdì scorso, Aaron Swartz , ventiseienne talento dell’informatica mondiale e grande teorico della condivisione libera dei contenuti in rete, si è suicidato a causa delle accuse di violazione dei server del Mit di Boston , da dove aveva trafugato 4,8 milioni di documenti protetti da diritto d’autore. Il reato avrebbe potuto portare a una pesante condanna (fino a 25 anni di carcere) e Swartz non avrebbe retto alla pressione dell’imminente processo. In reazione all’accaduto, decine di organizzazioni e singoli cittadini hanno cominciato a diffondere gratuitamente sul web articoli con l’hashtag #pdftribute, in memoria di Swartz. La famiglia e gli amici del ragazzo hanno duramente attaccato il Mit e il Dipartimento di giustizia , accusandoli di aver perseguitato il giovane informatico per “un presunto crimine che non aveva vittime” . A piangere la scomparsa di Swartz sono soprattutto gli internauti, che hanno invaso Twitter con messaggi di cordoglio, allegando le proprie tesi e i propri documenti di ricerca libere da ogni copyright. Una reazione è arrivata anche dal collettivo di Anonymous, che nella notte ha attaccato i siti del Mit , sostituendo alcune pagine con schermate vergate da alcune frasi celebri di Swartz: “Questa tragedia deve diventare la base per una riforma della legislazione sui crimini informatici, e su come viene applicata da procuratori troppo zelanti. Può rappresentare un’occasione per rivedere le leggi sul copyright, che proteggono i guadagni di pochi a sfavore del beneficio di molti” , hanno detto gli hacker, che a loro volta hanno lanciato l’hashtag #OpAaeronSwartz. La memoria, oggi, corre su Twitter.

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