Site icon Telepress

In Italia disegno di legge per i Maestri dell’arte della cucina italiana

TORTE E FESTE

TORTE E FESTE

Prevede una spesa annua di 2.000 euro. È stata ispirata dal maestro pasticciere Iginio Massari e assegna riconoscimenti in sei categorie.

Il grande paradosso del Made in Italy è celebrare con un’espressione inglese quanto c’è di più italiano: il buon cibo. In questo filone paradossale, celebrato adesso anche con la giornata nazionale del Made in Italy, il 15 aprile, si inserisce anche il titolo di “maestro artigiano del food”, il cui disegno di legge ha avuto il via definitivo del Senato, con con 78 sì, 4 no e un solo astenuto. A onor del vero il disegno di legge parla di ‘Maestro dell’arte della cucina italiana’ ma alcune fonti di stampa hanno subito optato per l’anglicismo. A ispirare il riconoscimento il maestro pasticciere Iginio Massari che, sostenuto dai figli Debora e Nicola, avrebbe atteso vent’anni prima di vedere considerare come ambasciatori del gusto italiano gli eroi della ristorazione.

Entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della legge, dovrebbero essere conferiti sei premi di Maestro dell’arte della cucina italiana, uno per ciascuna delle categorie previste: gelateria, pasticceria, cucina, vitivinicoltura, olivicoltura e arte casearia. Per essere candidati bisogna aver completato un percorso formativo pluriennale e maturato almeno quindici anni di “comprovata e riconosciuta esperienza” nel settore di riferimento.

Chi riceverà il riconoscimento potrà essere assunto come esperto negli istituti professionali per enogastronomia e ospitalità alberghiera. La legge prevede una spesa annua di 2.000 euro.Secondo i dati della ricerca ‘Frontiere evolutive per il settore Food Service’ di Deloitte la cucina nostrana vale 228 miliardi e merita certamente un supporto concreto: un supporto che però non sarebbe garantito dal nuovo provvedimento, almeno stando alle opposizioni. Parla di “slogan vuoto” il senatore Silvio Franceschelli, capogruppo Pd in Commissione Agricoltura, che dice di essere evidentemente d’accordo sull’importanza della cucina italiana ma di non riconoscere in questa misura alcunché “di concreto a supporto di un settore così importante. Nessun collegamento con la filiera, con la salvaguardia territoriale, con la valorizzazione del chilometro zero”, ha detto Franceschelli.

di Daniela Faggion

Exit mobile version