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La vita di Adèle, tra polemiche e divieti

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Dopo il vivace botta e risposta tra il regista e una delle sue attrici per via di alcune scene di sesso, c’è solo da sperare che alla commissione di censura chiamata a visionare il film, non venga in mente di tirar fuori il massimo divieto: ai minori di 18 anni. In Francia  La vita di Adèle è uscito il 9 ottobre proibito solo ai minori di 12 anni. Il percorso era cominciato con la Palma d’oro a Cannes 2013, voluta dal presidente di giuria Steven Spielberg, e continuato con l’anteprima al festival di New York. L’idea è di farlo gareggiare agli Oscar nelle sezioni principali, quelle che pesano, replicando, se possibile, il trionfo di The Artist. Non si spiega dunque la polemica a scoppio ritardato che Léa Seydoux ha acceso nei confronti del suo regista franco-tunisino Abdellatif Kechiche. “ Le riprese sono state dure, oppressive, dolorose. Un’esperienza orribile. Non lavorerò più con Kechiche. In nessun’altra professione si accetterebbe quel che abbiamo subìto: in Francia il regista è una superpotenza“. Nel film è Emma, la colta pittrice lesbica dai capelli blu di cui si innamora la giovane protagonista di estrazione proletaria, la Adèle del titolo, impersonata da Adèle Exarchopoulos. Non bastasse, Seydoux aveva raddoppiato la dose, con frasi del tipo:  “Ho aiutato Adèle e lei ha aiutato me: ci siamo reciprocamente salvate. Certe scene di sesso sono state umilianti. Noi due nude, circondate da tre cineprese, anche cinque ore su una stessa sequenza, per dieci giorni“. Risultato: “Uno stato di shock.  Mi sono sentita come una prostituta“.

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