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Lavoratori di tutto il mondo, postate su Facebook

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Facebook è un baluardo della libertà di espressione, almeno secondo il National labor relations board , l’agenzia del governo federale che da ottant’anni regola le relazioni tra lavoratori e aziende negli Stati Uniti. In buona sostanza, i dipendenti possono denunciare le angherie e i soprusi del proprio capo via social network, senza temere ritorsioni. Status e commenti su Fb non potranno costituire prova a discapito dei lavoratori, ne essere usati come scusa per licenziare qualcuno . “I social media sono visti sempre più come un punto di incontro e discussione dei lavoratori” dice Mark Gaston Pearce, presidente del Nlbr, spiegando come le opinioni non lesive della dignità personale siano tranquillamente veicolabili via Facebook, Twitter e blog, anche quando riguardano capi e dirigenti aziendali. Le grandi compagnie, ovviamente, non hanno gradito la presa di posizione , ribadendo di aver già in vigore regolamenti interni che vietano l’uso dei social network in sede di lavoro, nonché di commentare le attività dei colleghi e della società. Le norme, però, sono state dichiarate illegali dal Nlrb, che ha costretto colossi come General Motors e Target a riassumere i dipendenti licenziati in seguito alle rimostranze via web.

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