Site icon Telepress

L’Italia punta sul Turismo delle Radici

Turismo delle radici

Turismo delle radici

Due progetti diversi provano a dare continuità e fondi all’attrattività dei piccoli centri.

Due progetti presentati a febbraio, quando il turismo scalda i motori con la BIT e si prepara alla nuova stagione, puntano a strutturare e a dare continuità ai viaggi nelle zone meno conosciute dell’Italia. Da un lato, l’Ente Nazionale del Turismo (ENIT) ha stretto un accordo con l’Unione Nazionale delle Pro Loco d’Italia (Unpli) per sviluppare in tre anni una rete territoriale turistica omogenea, con un modello di sviluppo integrato delle località minori e realtà locali. Dall’altro, è stato presentato alla Farnesina il Progetto PNRR ‘Turismo delle radici: una strategia integrata per la ripresa del settore del turismo nell’Italia post Covid-19′, con 20 milioni di euro sul tavolo a beneficio soprattutto dei Comuni sotto i cinquemila abitanti.

A lungo, infatti, gli snodi del turismo in Italia sono stati le spiagge e le grandi città d’arte, come Roma, Firenze e Venezia. Pian piano anche le città più piccole si sono fatte conoscere ma, complice la pandemia, a un certo punto sono stati i piccoli centri ad essere i più ambiti dai turisti, italiani e stranieri. E così, le istituzioni cercano di strutturare questa tendenza, creando le condizioni per accogliere al meglio i visitatori e trasformare anche le zone meno battute in luoghi apprezzati.

Il fil rouge di queste iniziative sembra l’intenzione di avere un’Italia turistica a velocità uniformi, anche perché – come dimostrano anche le più recenti scoperte archeologiche in Toscana – l’Italia è davvero il Paese dei tesori nascosti: un impegno per la scoperta e la tutela delle tradizioni locali, per migliorare la qualità della vita di chi abita nei piccoli centri e per valorizzare prodotti e bellezze del territorio. “Il processo di rilancio delle aree interne e meno conosciute passa dal sostegno all’occupazione e allo sviluppo delle piccole imprese turistiche, ma anche e soprattutto attraverso la creazione di un’offerta turistica basata su esperienze personalizzabili”: così Ivana Jelinic, Ceo di Enit, che parla anche dell’intenzione di “favorire la rinascita dei territori marginali promuovendo attività di supporto tecnico, innovativo e di transizione ecologica e digitale per il coinvolgimento di tutte le singole identità italiane”.

Si apre dunque, dice Jelinic, “una vera e propria cabina di regia ufficiale per lo sviluppo delle aree interne, un modello illuminante che coinvolge tutte le regioni”. “Le azioni previste dal protocollo amplificheranno il ruolo dell’attività quotidianamente svolta dalle Pro Loco che operano nell’ambito dell’accoglienza turistica”, spiega Antonino La Spina, presidente dell’Unpli Aps: “una complessiva attività di promozione che rappresenta oltre 110mila eventi annui. L’animazione territoriale, inoltre, potrà diventare volàno anche per l’offerta turistica internazionale in tema di turismo esperienziale”.

Che l’obiettivo sia anche e soprattutto quello di continuare ad attrarre turisti dall’estero, in particolare quelli di origini italiane, lo chiarisce anche il progetto PNRR “Turismo delle Radici”, del valore di complessivo di 20 milioni di euro, presentato alla Farnesina, sede del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione internazionale. L’idea è infatti quella, si legge in una nota, “di adottare iniziative nel settore del turismo rivolte alla vasta platea di italiani e oriundi italiani nel mondo, ispirate all’ecosostenibilità e alla digitalizzazione, per valorizzare i piccoli borghi e le zone rurali d’Italia”. Gli italo-discendenti nel mondo rappresentano un segmento turistico dalle enormi potenzialità, si sottolinea alla Farnesina, perché “generano un turismo sostenibile e una domanda internazionale che utilizza le infrastrutture tutto l’anno. Si calcola che gli oriundi italiani siano tra i 60 e gli 80 milioni.

di Daniela Faggion

Exit mobile version