Lo dice uno studio della Cattolica di Milano. Non mancano però le criticità: nessuno ha chiaro il quadro normativo. E metà degli stagisti non conosce il piano formativo
Ai giovani italiani il tirocinio piace ma riserva anche tante sorprese: in pochi, infatti, sanno come funziona e spesso i ragazzi non sanno che cosa faranno prima di cominciare. Lo dice uno studio dell’Università Cattolica di Milano realizzato in collaborazione con la testata online La Repubblica degli Stagisti, fondata dalla giornalista Eleonora Voltolina per affrontare le tematiche dei giovani nel mondo del lavoro, con particolare attenzione proprio a tutte quelle pratiche con cui, per troppo tempo, si è nascosto il lavoro dietro al termine “stage”.
Lo stage in quanto tale ha una durata e dei ruoli limitati, così come il suo compenso che tendenzialmente è basso ma dovrebbe sempre esserci, almeno per quelli extracurriculari. Lo stage è utile perché consente (o almeno dovrebbe consentire) di entrare nel mondo del lavoro in maniera protetta e tutelata, ma è spesso è anche un passaggio obbligato per il conseguimento della laurea in Italia, perché ormai molte facoltà prevedono un tirocinio obbligatorio per l’acquisizione di crediti formativi.
Lo studio sugli stage realizzato dagli studenti del Laboratorio di ricerca sociale qualitativa della Cattolica ha cercato di avere un feedback sui tirocini da oltre cento persone tra i 21 e i 28 anni, che hanno svolto un tirocinio a cavallo fra il 2022 e il 2023, curricolare (69 persone in tutto, di cui 48 ragazze) o extracurricolare (34 persone, di cui 14 ragazze). “L’obiettivo della ricerca era analizzare il significato che l’esperienza dello stage assume nella traiettoria formativa e lavorativa dei giovani adulti”, spiega la professoressa Cristina Pasqualini che ha guidato i suoi studenti, “e far emergere i principali aspetti di criticità riscontrati in entrambe le esperienze di stage, così come le competenze hard e soft acquisite”.
Dai primi risultati emerge che lo stage è vissuto nel complesso positivamente dai giovani. e si prende un bel sette e mezzo su 10 in merito alla sensazione di essere valorizzati. La sensazione di essere sfruttati durante lo stage è invece molto più rara. I giovani raccontano di cercare le opportunità di stage principalmente in autonomia attraverso LinkedIn, Almalaurea, consultando le pagine delle loro università ma anche attivando la propria rete di conoscenze. I principali aspetti positivi evidenziati sono aver avuto la possibilità di acquisire nuove competenze, di crescere a livello personale e ampliare il proprio network di contatti; di poter utilizzare le lingue straniere e di essersi entrati nel mondo del lavoro, acquisendo una certa autonomia in alcune mansioni. Molto importante per i giovani è anche trovare un ambiente sereno, un tutor accogliente, la disponibilità dei colleghi.
La principale criticità emersa è invece relativa alla scarsissima consapevolezza di ciò che si andrà a fare durante lo stage, e del quadro normativo di riferimento. Solo la metà dei giovani intervistati conosceva, prima di iniziare il percorso, i contenuti del progetto formativo individuale, cioè gli obiettivi formativi dello stage e il dettaglio delle mansioni che sarebbero state loro insegnate e affidate durante lo stage. I diritti e doveri nell’ambito dello stage sono un buco ancor più nero. Quasi nessuno degli intervistati ha letto le normative che regolamentano i tirocini, e nessuno ha cercato informazioni in proposito. “Conoscere il quadro dei propri diritti e doveri è la base per evitare di ritrovarsi in situazioni poco chiare, se non proprio illegali”, dichiara Voltolina: “Sopratutto mi auguro che questa possa essere una indicazione per gli uffici stage & placement universitari e per tutti gli altri soggetti promotori di stage, affinché comunichino in maniera più efficace ai giovani il quadro normativo di riferimento”.
Altre criticità evidenziate dai giovani spaziano dai tutor non sempre presenti alla mole di lavoro, con la pretesa che i ragazzi arrivino già preparati al lavoro. C’è poi l’annosa questione della sostenibilità economica (“salari” bassi, mancanza di rimborso spese). Per gli extracurricolari da qualche anno l’indennità è obbligatoria, e il minimo viene fissato Regione per Regione, mentre per i tirocini curricolari, quelli svolti mentre si studia, la gratuità è ancora permessa e l’indennità è facoltativa. Per fortuna dalla ricerca emerge comunque che per due giovani su tre la sostenibilità economica di uno stage è un elemento di alta rilevanza e soltanto uno giovane su otto è disposto a farne uno gratis.
di Daniela Faggion