L’Italia tutta, d’improvviso, ha scoperto internet. La scarsa consapevolezza del mezzo, tuttavia, rimane ed è evidente negli attacchi che la classe politica ha portato al web dopo l’aggressione a Silvio Berlusconi e i commenti a riguardo apparsi su blog e social network. Il ministro dell’Interno ha subito proposto un decreto legge per limitare le libertà online. Si è poi vociferato di una commissione per l’autoregolamentazione del web. Infine, il Consi- glio dei ministri ha rinviato la discussione di un disegno di legge apposito. Secondo il governo “dobbiamo arrivare a sanzionare chi supera determinati limiti” . Proprio sul discrimine di quanto sia più o meno appropriato a internet si gioca una partita che, invero, mette in palio il prezioso concetto (e diritto) di libertà d’espressione. Il web è di fatto una piazza e, come in piazza, mugugni e dissenso non si possono zittire uno a uno , a meno che non costituiscano un pericolo concreto e immediato, altrimenti si incorre nell’autoritarismo. Alte cariche dello Stato che paragonano il teatrino web-televisivo degli Anni Zero al grigiore teso degli Anni Settanta , Facebook a un covo di terroristi, non fanno che denotare un isterismo verso la rete (e verso il consolidamento del consenso) che rischia di compromettere libertà fondamentali. Che, una volta minate, non si ristabiliscono con una prognosi di due settimane.
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