Lo sviluppo e la gestione delle reti web di nuova generazione in Italia sono materia complessa , tra interessi pubblici e privati. A riguardo, il presidente di Telecom Franco Bernabè è categorico: “Un intervento diretto dello Stato sulla banda larga porterebbe la situazione indietro di 15 anni al ministero delle Poste e telecomunicazioni. Da nessun’altra parte c’è un intervento diretto del pubblico” . Secondo il maggior esponente di Telecom, la situazione è “paradossale” , soprattutto se si pensa che esiste un piano di investimenti per portare la rete veloce a 13 città entro il 2011 e in altre 125 entro il 2018. Il tutto, però, è fermo “a causa di vincoli rappresentati dalla regolamentazione e da i tavoli che ci impediscono di accelerare i tempi” . Il riferimento al tavolo istituito dal ministro dello Sviluppo Paolo Romani è chiaro: una concertazione tra pubblico e privato per definire la strategia migliore di gestione di Ngn, la rete di nuova generazione in fibra che prenderà il posto dell’attuale in rame. “Ma – ribadisce Bernabè – il Paese non si può fermare in attesa che si trovi un accordo tra politici” .
No alla banda larga di Stato, parola di Bernabè

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