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Quando Google fa flop

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Il brand Google instilla immediatamente nei lettori e negli ascoltatori un senso di placida affidabilità, innovazione, tecnologia vincente. Ma nel corso della sua storia, la società californiana a inanellato anche parecchi insuccessi.   Buon ultimo Buzz, impopolare servizio social che chiuderà i battenti nelle prossime settimane. Prima di lui è toccato a Video, surclassato da YouTube (poi acquisito), ad Answers, battuto dall’omonimo di Yahoo!, e Wave, altra idea social che mescolava messaggistica e documenti gestiti da Gmail. L’elenco potrebbe continuare: dal 1998 a oggi, un terzo dei 251 prodotti lanciati da Google sono naufragati in pochi mesi.   Certo, BigG può contare su numeri eccelsi e consenso planetario, e nel mondo web, dove tutto corre a velocità elevata, qualche sbaglio fa parte del gioco. Il dubbio è che a Mountain View, quando escano dal seminato dei motori di ricerca, spesso falliscano, e che solo l’ottimo lavoro sull’immagine della compagnia abbia evitato ripercussioni negative su utenza e fatturato. Anche Google+, a ben vedere, traballa. La guerra a Facebook non sta dando i frutti sperati. Ma il marketing, a volte, più della sostanza.

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