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Recovery Plan: ecco come l’Italia spenderà i 222 miliardi

Recovery Plan

Il denaro del Recovery Plan è concesso in gran parte a prestito ed è erogato a fronte di piani e tempi di realizzazione certi. Proprio l’incognita della conclusione degli interventi costituisce il problema più grande, sia per la conflittualità interna al Governo sulle riforme, sia per la burocrazia che rischia di bloccare le opere e quindi far saltare i finanziamenti. Abbiamo individuato quali sono le linee concrete di sviluppo contenute nel piano che costituiscono la promessa dell’Italia all’Europa

Il Recovery Plan

All’Italia spetta una grossa fetta dei 750 miliardi di euro complessivi previsti dal Recovery Plan: 191,5 miliardi. Se ne aggiungono ulteriori 30,6 provenienti da un Fondo complementare per un totale di 221,5 miliardi fino al 2026.

Donne, giovani e sud al centro del progetto

Il Recovery Plan prevede un investimento significativo nei confronti di donne, giovani e sud. Ma anche una serie di riforme che toccano ambiti diversi come ad esempio la Pubblica Amministrazione, la giustizia e la tutela della concorrenza. Il piano si pone come obiettivi principali quelli di risolvere le debolezze strutturali dell’economia italiana e innestare un percorso verso una transizione ecologica e ambientale. Inoltre si prefigge di favorire l’inclusione sociale e la riduzione dei divari territoriali. Entrando più nel dettaglio il 27% del piano è destinato alla digitalizzazione, il 40% agli investimenti riguardanti la tematica del cambiamento climatico e più del 10% invece è rivolto alla coesione sociale.

Le sei missioni fondamentali

Il Governo ha inoltre previsto che il PIL nel 2026 crescerà di 3.6 punti percentuali rispetto allo scenario di base. Il PNRR, che dovrà essere approvato da Bruxelles, si costruisce su sei missioni fondamentali: “ Digitalizzazione, Innovazione, Competitività e cultura”; “Rivoluzione Verde e Transizione Ecologica”; “Infrastrutture per una Mobilità Sostenibile”; “Istruzione e Ricerca”; “Inclusione e Coesione” e infine “Salute”.

In particolare per la prima missione è previsto uno stanziamento di 49,2 miliardi. Il focus è sulla trasformazione digitale del paese e sul turismo; elemento cardine è la fornitura di banda ultra larga e connessioni veloci. Per garantire la connettività in rete fissa a 8,5 milioni di famiglie. Per la seconda missione i 68,6 miliardi stanziati vedranno una maggior concentrazione su riforme e investimenti. Il fine è migliorare la sostenibilità e assicurare una transizione ambientale equa e inclusiva. Il target è ambizioso: il 65% di riciclo dei rifiuti plastici e il 100% di recupero nel settore tessile. La terza missione rivolge i suoi 31,4 miliardi allo sviluppo delle infrastrutture di trasporti estese su tutto il territorio. Soprattutto al centro-sud: 1 ora e 30 minuti in meno sulla tratta Napoli-Bari e 1 ora e 20 minuti in meno sulla tratta Roma-Pescara, per fare due esempi concreti.

La quarta missione stanzia 31,9 miliardi. Tra gli obiettivi fondamentali quello di creare 152.000 posti per i bambini fino a 3 anni e 76.000 per quelli tra i 3 e 6 anni; oltre che un aumento dei dottorati di circa 3.000 unità. La quinta missioneprevede invece un totale di 22,4 miliardi rivolti all’imprenditorialità femminile, allo sviluppo di centri per l’impiego e un rafforzamento dei servizi sociali. La sesta missione infine ottiene 18,5 miliardi destinati all’attivazione di 1.288 Case di comunità, 381 Ospedali di comunità e 602 Centrali Operative Territoriali tra le tante attività previste.

La governance

Il piano, va sottolineato, ha già ricevuto un primo “via libera” dalla Commissione Europea verso la fine di aprile. La governance del Recovery Plan verrà infine affidata alla responsabilità diretta dei ministeri e delle amministrazioni locali. Questo affinché tutte le procedure e le tempistiche vengano seguite nel migliore dei modi.

 

di Alessandro Bonsi

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