L’Agcom e l’Antitrust criticano il contributo che i gestori fanno pagare ogni volta che si ricarica il cellulare: non c’è concorrenza e colpisce le fasce economicamente più deboli Il contributo di ricarica dei cellulari che gli utenti italiani pagano ai gestori deve essere abbassato, se non abolito. Lo hanno stabilito l’autorità per le Garanzie nelle comunicazioni e l’autorità garante della Concorrenza e del Mercato al termine dell’indagine conoscitiva iniziata quest’estate. Nel documento , Agcom e Antitrust criticano il costo di ricarica definendolo “un’anomalia italiana” e sostenendo che il guadagno di Tim, Vodafone, Wind e H3G è nettamente superiore ai costi che i gestori sostengono per il servizio prepagato. Se consideriamo che in Italia oltre il 90% degli utenti usa una ricaricabile, nel 2005 gli italiani hanno pagato per il contributo di ricarica circa 1 miliardo 700 milioni di euro. Tolte le spese, il guadagno degli operatori di telefonia mobile sul costo di ricarica è stato lo scorso anno di circa 950 milioni. Inoltre, segnala l’indagine, i quattro gestori applicano un costo di ricarica sostanzialmente identico, contrario alle normative sulla concorrenza. Tim, Vodafone e Wind fanno pagare, a seconda del taglio, da 1 a 5 euro, H3G da 2 a 5 euro. Le due autorità sottolineano poi che il costo di ricarica incide in maniera maggiore sulle fasce economicamente più deboli, quelle cioè che utilizzano tagli più piccoli, perché alza in maniera significativa il prezzo di un minuto di conversazione. Le autorità concludono affermando che “l’eventuale eliminazione del contributo di ricarica determinerebbe diversi immediati vantaggi per i consumatori”, sia in termini di concorrenza tra operatori sia in termini di trasparenza del costo effettivo delle chiamate.
Ricarica troppo cara

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