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Se è solo questione di etichetta

La Commissione Europea cerca di adottare una classificazione unica per tutti i prodotti alimentari dell’Unione.

La guerra all’etichetta è scoppiata a maggiori 2020, quando la Commissione Europea ha presentato la strategia Farm to Fork per favorire un’alimentazione equa, sana e rispettosa dell’ambiente, e soprattutto per proporre e introdurre un’etichettatura nutrizionale comune a tutti gli stati dell’Unione. È la prima volta che l’UE cerca di progettare una politica alimentare che proponga misure e obiettivi che coinvolgono l’intera filiera alimentare, dalla produzione al consumo, passando naturalmente per la distribuzione.

Apriti cielo, il progetto è stato tacciato di discriminare i prodotti di qualità, di distruggere tradizioni millenarie e di danneggiare l’identità dei Paese

Ora il fronte si sta sposando verso gli alcolici.

Italia, Francia e Spagna in prima battuta, ma anche Portogallo, Danimarca, Repubblica Ceca, Slovacchia e Ungheria, si stanno coalizzando per fare pressione sulla Commissione Europea contro l’etichetta irlandese che prevede avvertenze sanitarie sul consumo di alcolici.

A inizio 2023 la Commissione ha infatti dato il via libera all’Irlanda per l’introduzione di avvisi sulle bottiglie che sottolineano i gravi rischi per la salute dal consumo di alcolici, nell’ambito del piano sanitario per battere il cancro.

Di parere contrario Italia, Francia e Spagna e gli altri sei Stati Ue, che considerano la misura una barriera al mercato interno, e che temono l’adozione di altre etichette del genere, come è tra l’altro raccomandato dall’Oms.

Ma come spesso accade , la questione non è solo sanitaria. Infatti, la battaglia si gioca anche e soprattutto sul campo delicato dei prezzi. Nel caso del vino il governo irlandese ha stabilito un prezzo minimo per l’alcol, fissato a 7,40 euro nel caso del vino, così da arginare il problema dell’alcolismo, diffuso soprattutto tra i giovani.

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