Dal Monastero della Torba ai 750 luoghi di questa edizione: la festa del movimento che ha fatto riscoprire l’Italia agli italiani
Si svolgono il 22 e 23 marzo le Giornate FAI di Primavera 2025. Un appuntamento sempre molto atteso con cui quest’anno si celebra anche il compleanno speciale del Fondo per l’ambiente italiano: cinquant’anni. I festeggiamenti sono stati lanciati ufficialmente già il 2 marzo scorso al complesso di Torba di Gornate Olona, che è stato il primo Bene del FAI acquistato e poi donato nel 1977 da una dei fondatori del Fondo, Giulia Maria Mozzoni Crespi.
In cinquant’anni di storia sono tanti i luoghi che si sono poi aggiunti alla lista delle visite che, grazie al FAI, si possono effettuare: da Palazzo Farnese a Roma, sede dell’Ambasciata di Francia, a Villa Rosebery a Napoli; dalla Torre Libeskind a Milano al Castello Svevo di Brindisi; da Palazzo Labia a Venezia, all’Asilo Santeria a Como; dalla Biblioteca Lucchesiana di Agrigento al Mita di Brescia; dal secondo piano di Palazzo Reale a Torino a interi borghi come Loreto Aprutino in provincia di Pescara e Gibellina (TP), Capitale Italiana dell’Arte Contemporanea 2026.
Sono in tutto 750 i luoghi del FAI che, in 400 località, si apriranno eccezionalmente per la 33ma edizione delle Giornate di Primavera, il principale evento di piazza dedicato al patrimonio culturale e paesaggistico del nostro Paese. Le visite saranno possibili grazie al lavoro di 16 mila volontari e a numerosi giovani apprendisti divulgatori.
“Le Giornate di quest’anno – ha dichiarato il presidente FAI, Marco Magnifico – hanno due motivi per essere speciali. Da una parte il clima di festa per questi cinquant’anni e l’orgoglio dei 16 mila volontari che in 33 edizioni hanno portato 13 milioni di visitatori in 16.290 luoghi aperti in oltre 7000 città d’Italia“.
A “caricarle di ulteriore significato”, secondo Magnifico, c’è però anche il contesto internazionale: “La recente e assai inquietante cronaca politica mondiale sembra affidare di nuovo e con vigore all’Europa e a noi tutti uomini europei una rinnovata, decisa e oserei dire militante consapevolezza della centralità di una cultura e di un sapere in senso lato che affondano nella millenaria, nobile storia del vecchio continente, e che ci appaiono sempre più essenziali e cruciali per garantire quei principi di giustizia, equità e fratellanza alla base di una sana democrazia e di una felice convivenza tra i popoli”.
di Daniela Faggion