Non solo star e personaggi famosi sono stati al centro della fotografia del grande fotografo statunitense Richard Avedon (New York 1923- San Antonio Texas, 2004). Ne è una testimonianza la mostra, Italian Days, esposta dal 12 marzo al 17 maggio 2025 nella sede capitolina della galleria d’arte Gagosian.
Avedon arriva a Roma per la prima volta finita la seconda guerra mondiale nel 1946 e le immagini che riesce a catturare sono quelle di un Paese devastato dal conflitto ma anche rivolto verso un nuovo inizio. Distruzione e bellezza, dolore, povertà ma anche resilienza e allegria nei volti immortalati dal fotografo tra le strade della Capitale, nei vicoli siciliani e nelle calle veneziane.
Stile e innovazione di Richard Avedon
Le persone, i volti, il soggetto nella sua fisicità , forma ed espressione è sempre stato predominante nella fotografie di Avedon che divenne infatti noto per il suo approccio minimalista e la capacità di catturare l’essenza dei suoi soggetti. Le sue fotografie, spesso su sfondi bianchi e con un uso drammatico della luce, mettono in risalto le emozioni e le espressioni dei volti, conferendo ai suoi ritratti un carattere intimo e profondo. Avedon si è differenziato dai suoi contemporanei per la sua capacità di trasformare la fotografia in un’arte che andava oltre la semplice rappresentazione. I suoi scatti non sono solo immagini, ma storie che raccontavano la complessità umana. La sua influenza si estende ben oltre il mondo della moda e del ritratto, avendo ispirato generazioni di fotografi come Annie Leibovitz e Bruce Weber che hanno cambiato il modo di scattare nel fashion.
Gli Scatti Italiani
La mostra “Italian Days” offre un’opportunità unica di esplorare come l’Italia abbia influenzato lo stile di Avedon. Le fotografie scattate a Roma, Sicilia e Venezia, tra cui la serie completa Italy (1946-48), esposte per la prima volta dialogano con i suoi ritratti più noti, rivelando una profonda connessione tra il suo lavoro italiano e le opere successive. Questa esposizione e un “botta e risposta” tra i soggetti delle sue immagini. Emerge chiaramente come il suo modo di usare la macchina fotografica fuori dai riflettori della moda e dello star-system abbia influenzato proprio quegli scatti più noti e patinati. Così lo spettatore noterà come ad esempio il ritratto di Bette Midler (attrice del Club delle prime foglie) nella sua risata esplosiva strizza l’occhio a delle ragazze immortalate sulle strade romane nel 1946. Nello stesso modo l’autoritratto di Avedon richiama le movenze di un giovane siciliano in vesti militari.
di Sara Giudice