Respinta in Francia la richiesta di un’azienda svizzera di trasformare il nome del pane romagnolo in un marchio privato
La piadina romagnola, da tempo apprezzata in tutta Italia e all’estero, ha appena ottenuto una piccola grande vittoria diplomatica in terra francese. Non parliamo di ricette, bensì di marchi, tribunali e proprietà intellettuale: campi nei quali il celebre disco di pane sta diventando un caso di scuola. L’autorità francese che si occupa di brevetti e registrazioni ha infatti respinto la richiesta di un’azienda svizzera che tentava di trasformare la parola “piadina” in un marchio esclusivo. In sostanza, Parigi ha stabilito che la piadina è un bene comune e che tale deve restare.
Per il Consorzio di promozione e tutela della Piadina Romagnola Igp è un risultato atteso e prezioso. Da anni l’organismo lavora per proteggere la denominazione sui mercati esteri, dove la popolarità della piadina è cresciuta al punto da attirare attenzioni non sempre benevole.
La vicenda francese era iniziata qualche tempo fa, quando la società svizzera aveva provato a registrare il termine “Piadina” con la P maiuscola, come se fosse un brand creato da zero. Il Consorzio ha contestato l’iniziativa sostenendo che, al di là del riconoscimento europeo dell’IGP, la parola è entrata nell’uso comune dei consumatori francesi, che la associano al prodotto e non a un singolo operatore commerciale.
Per dimostrarlo, i produttori romagnoli hanno presentato un’indagine di mercato che confermava ampiamente la loro teoria: in Francia la piadina è conosciuta come categoria alimentare e non come nome proprietario. Concederne il monopolio avrebbe dunque creato confusione nei consumatori e interferito con la tutela della Piadina Romagnola IGP, che resta un marchio regolamentato a livello europeo.
Le autorità francesi hanno dato ragione a questa impostazione, stabilendo che la parola deve restare accessibile a tutti e che non può essere appannaggio di un singolo soggetto. Una decisione che non solo libera la piadina da un destino di marchio privato, ma mette anche un paletto importante in un contesto internazionale in cui sempre più prodotti tipici italiani vengono “corteggiati” da registrazioni improprie.
Il Consorzio ha espresso grande soddisfazione, ricordando che la battaglia non riguarda solo la Francia. Dossier simili sono aperti anche in Canada, Brasile, Regno Unito e Giappone, dove il successo della piadina rischia di trasformarsi in un’arma a doppio taglio, attirando tentativi di appropriazione commerciale. Ogni vittoria contribuisce a rafforzare la protezione di un prodotto diventato un simbolo del made in Italy gastronomico a livello globale.

