Un articolo di stampa individua affidamenti diretti da Palazzo Chigi a soggetti implicati con l’ultradestra
Trentanovemilanovecentonovantanove euro. Non uno di più. È questa la cifra che concentra, più di ogni altra, il senso dell’ultimo affidamento diretto della Presidenza del Consiglio a una società privata finita al centro dell’inchiesta del quotidiano Domani firmata da Nello Trocchia. Un importo scelto con precisione millimetrica, un euro sotto la soglia dei 40 mila che consente procedure semplificate e senza gara. Formalmente legittimo. Politicamente e amministrativamente difficile da ignorare.
Il dato emerge dalla risposta ufficiale di Palazzo Chigi a seguito delle domande del quotidiano. Dopo un primo affidamento da circa 137 mila euro più IVA alla società Mr Tailor per la fornitura di divise destinate al personale, la Presidenza del Consiglio ha proceduto con un secondo incarico. La motivazione è tecnica: la necessità di dotare di uniformi nuovo personale, garantendo continuità nei tessuti, nei colori e nella qualità. La soluzione individuata è stata ancora una volta la stessa azienda, che avrebbe dichiarato di disporre degli stock necessari e di poter rispettare i prezzi già concordati. Fin qui tutto bene.
Poi, la decisione di un nuovo affidamento diretto, per un importo di 39.999 euro IVA esclusa, con fornitura “a consumo”. Una cifra che non supera il limite di 40 mila euro previsto dal Codice degli appalti sotto il quale è possibile procedere direttamente. È proprio questo dettaglio numerico a sollevare interrogativi, perché restituisce l’immagine di una scelta calibrata dal Palazzo del Governo non solo sulle esigenze operative, ma anche sui margini consentiti dalla norma.
La società beneficiaria, la Mr Tailor, presenta un profilo che rende la vicenda ancora più delicata. Il capitale sociale è pari a due euro, con i due soci che risultano aver versato un euro ciascuno. Una società semplificata senza capitale che è diventata fornitrice diretta della Presidenza del Consiglio, l’istituzione apicale dello Stato. Uno dei soci è Andrea Di Cosimo, già candidato con Forza Nuova, formazione di estrema destra italiana, e figura emersa in passato nell’inchiesta Banglatour, conclusasi con un’assoluzione nel 2023. L’altro socio è Martin Avaro, ex segretario romano di Forza Nuova e imprenditore già noto per gli allestimenti di eventi politici, compresi quelli legati a Fratelli d’Italia e alla festa di partito Atreju.
La questione non riguarda solo il rispetto formale delle regole, ma l’opportunità delle scelte. Un affidamento diretto reiterato, a favore di una società con un capitale simbolico e amministrata da soggetti con un passato politico estremista ampiamente documentato, pone un problema di trasparenza e di immagine per Palazzo Chigi. Ancora di più se l’importo viene fissato esattamente un euro sotto la soglia che avrebbe imposto una procedura più rigorosa.
Dal punto di vista amministrativo, la Presidenza del Consiglio rivendica la correttezza dell’iter e la convenienza dell’offerta, sottolineando la capacità dell’azienda di garantire tempi rapidi e uniformità dei materiali. Ma il cuore della vicenda resta quella cifra: 39.999 euro affidata a amici politici.
In un contesto in cui il governo rivendica una linea di rigore e di discontinuità, la scelta di muoversi sul filo esatto delle soglie normative, evitando per un soffio le garanzie della gara pubblica, rischia di trasformarsi in un boomerang. Perché a volte non è solo la legalità formale a essere in discussione, ma il messaggio che certe cifre, così precise, finiscono inevitabilmente per trasmettere.

