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13 Giugno 2008 | Innovazione

Intercettazioni: tre anni di carcere per i giornalisti

Dopo le dichiarazioni delle scorse settimane e il polverone mediatico sollevato, Umberto Bossi e Silvio Berlusconi hanno trovato un accordo sul tema delle intercettazioni. Sarà dunque possibile autorizzare intercettazioni solo per reati che abbiano il massimo della pena edittale dai dieci anni in su, ma anche quelli contro la pubblica amministrazione, corruzione compresa, oltre a stalking e pedofilia.  Ma, soprattutto, è in arrivo un giro di vite per chi le pubblica : il rischio sarà la reclusione fino a tre anni di carcere, sebbene, trattandosi di una contravvenzione e non di un reato, sarà possibile commutare in sanzione.  Il via libera definitivo è arrivato ieri durante un incontro a palazzo Grazioli: attorno al tavolo del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi si è seduto il vertice leghista, Umberto Bossi, Roberto Maroni, Roberto Calderoli e Roberto Cota.  Nei confronti dei giornalisti e delle “talpe” che faranno filtrare all’esterno i documenti riservati delle intercettazioni, il ddl inasprisce le pene ed estende il divieto di pubblicazione “fino alla conclusione delle indagini preliminari ovvero fino al termine dell’udienza preliminare”, così come era scritto nel disegno di Mastella approvato alla Camera nell’aprile del 2007 e poi bloccato al Senato perché non c’era accordo nell’allora maggioranza. La sanzione contro i giornalisti che pubblicheranno le intercettazioni passerà da 30 giorni a tre anni di carcere .  Finora, la consuetudine vuole che la diffusione delle intercettazioni dopo che l’imputato ne è venuto al corrente, neppure viene perseguita. Domani le cose cambieranno: niente più virgolettati sui giornali finchè non inizierà il processo. “Inoltre”, ha spiegato l’onorevole Niccolò Ghedini, Pdl, componente della commissione giustizia della Camera e relatore del testo, “vorremmo introdurre una multa all’editore del giornale che pubblica le intercettazioni. Sarà formulata in base alla tiratura e potrà raggiungere anche i 300-400.000 euro”.  Il nuovo provvedimento dovrebbe inoltre istituire un archivio riservato nel quale custodire il testo delle intercettazioni. Si allontana invece, la possibilità di assegnare già nel Cdm di oggi, le deleghe ai viceministri.

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