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4 Luglio 2008 | Economia

Ha ragione Viacom, Google renda noti i dati di YouTube

Anche Google ha un tallone d’Achille che, in seguito dalla decisione di un giudice statunitense, rischia di creargli problemi di un certo peso. Il punto debole della grande G è il sito di user-generated content YouTube che, oltre ai panni di macchina fattura dollari, dovrà indossare quelli di colpevole nella causa aperta da Viacom. Il colosso tv aveva intentato una causa contro Google per violazione di copyright, in seguito alla divulgazione di video dei suoi programmi su Youtube, di proprietà di Google. Louis Stanton, il giudice Usa, ha decretato che il primo motore di ricerca al mondo fornisca al network televisivo i dati degli utenti di YouTube . Il giudice Stanton ha però negato a Viacom l’accesso al codice segreto usato nelle ricerche sui video di Youtube, come anche l’accesso ai file privati. Viacom ha dichiarato di non avere scelta se non procedere nella causa “dopo le fallite trattative rivolte ad arginare l’illegale modello d’affari di Youtube”. Secondo gli attivisti per la privacy, di Electronic Frontier Foundation, si tratta di un grave affronto alle libertà personali, e una violazione del Video Privacy Protection Act , approvata nel 1988 dopo il vaglio della Corte Suprema. “Viacom non è interessata ad ottenere ai dati personali di ogni utente”, su è difesa la media company. “Ogni informazione che noi o i nostri collaboratori otterranno… sarà utilizzata esclusivamente come elemento di prova per il nostro processo contro YouTube e Google, quindi protetto dalla Corte e assolutamente confidenziale”. Catherine Lacavera, consulente legale di Google, si è detta comunque soddisfatta di essere riuscita a convincere il giudice a limitare il raggio d’azione delle richieste di Viacom. Non è stata infatti accolta la richiesta di accedere alla tecnologia di ricerca di YouTube e a tutti i video privati degli utenti. “Chiederemo comunque a Viacom di rispettare la privacy degli utenti consentendoci di rendere anonimi i logs (dell’archivio) prima della consegna prevista dalla Corte”, ha concluso Lacavera.

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