“ A seguito del protrarsi delle negoziazioni con BSkyB per la cessione delle attività inglesi del Gruppo Tiscali e del mancato raggiungimento di un accordo, a causa del deterioramento del contesto di mercato in cui opera anche il potenziale acquirente, il consiglio di amministrazione ha preso atto della sostanziale impossibilità a procedere nelle suddette trattative ” Con questo comunicato, il consiglio di amministrazione di Tiscali ha annunciato la rinuncia alle trattative con BSkyB per la cessione di alcune attività del Regno Unito. Il gruppo sardo dovrà ora predisporre un nuovo piano industriale e un nuovo piano finanziario , per far fronte agli impellenti pagamenti rateizzati del proprio debito, fissati per la metà di marzo. La compagnia telefonica dovrà quindi chiedere alle banche finanziatrici un periodo di sospensione dei pagamenti degli interessi, per pensare e poi cominciare una ingente ristrutturazione aziendale. L’indebitamento bancario a lungo termine di Tiscali ammontava a 500 milioni di euro a fine 2008 ed era stato inizialmente sottoscritto da JP Morgan e Intesa Sanpaolo, per poi essere sindacato per una quota di circa il 30% dell’ammontare complessivo a quattro istituzioni finanziarie. La notizia della fine delle trattative con il gruppo di Murdoch ha subito avuto pesanti riflessi sulle azioni della compagnia italiana, che i n Borsa non riesce ad aprire per eccesso di ribasso. Venerdì il titolo era stato sospeso dalle negoziazioni in attesa di comunicato. Le azioni evidenziano al momento un calo teorico del 45% , e rischiano di trascinare nel baratro una delle imprese italiane di maggior successo al tempo della new-economy: fondata nel 1998 da Renato Soru e letteralmente esplosa sul mercato nel 2000, Tiscali è stata la prima in Italia a lanciare il servizio di preselezione dell’operatore, e a offrire le telefonate gratuite via internet. Un altro abbaglio dell’economia digitale che va (forse) a spegnersi.
Tiscali in picchiata, rinuncia alle trattative con BSkyB

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