Ibm e decine di altre società del settore informatico hanno chiesto oggi, attraverso un accordo ufficiale, servizi open standard per la promozione del cloud computing (l’aggregazione di più macchine per potenziarne le capacità), la tecnologia che potrebbe guidare la crescita del settore nel prossimo decennio. La rivale Microsoft non ha però firmato il documento, accusando Ibm di esercitare il controllo su questo campo . Anche Amazon, Google e Salesforce, pionieri del cloud computing, sono assenti dalla lista delle compagnie che supportano l’iniziativa. Il Manifesto Open Cloud chiede che i prodotti di questa tecnologia siano resi compatibili tra loro per renderli più interessanti sul mercato. “ Non tutto diventerà perfettamente compatibile, ma quasi, in modo che si possa passare da un venditore ad un altro. Questo dà alle compagnie la tranquillità necessaria per comprare ” ha spiegato Stephen O’Grady, analista dell’azienda di ricerca RedMonk. Oltre alla questione della compatibilità, le compagnie sono preoccupate dalle implicazioni , in termini di sicurezza, dovute all’archiviare informazioni in un centro computer remoto attraverso la rete internet. Ibm vede il Manifesto come un primo passo verso la definizione di standard specifici che permettano ai clienti di passare tranquillamente da un provider di cloud computing a un altro. Un portavoce di Google ha dichiarato invece che la sua compagnia ha deciso di non appoggiare l’iniziativa, ma non ha fornito una spiegazione.
Ibm-Microsoft, polemica sul cloud computing

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