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2 Aprile 2009 | Attualità

Grillo a La7, contro i manager e non solo

Beppe Grillo è tornato ieri sul piccolo schermo, come ospite di Exit, il talk condotto da Ilaria D’Amico su La7. Il comico genovese non ha, mediaticamente, deluso le aspettative. Grillo è intervenuto per una ventina di minuti, nella prima parte della trasmissione: una lunga invettiva che zittisce gli ospiti in studio (tra gli altri: il presidente della Regione Lazio Marrazzo, Bruno Tabacci dell’Udc, il sottosegretario Urso) e si conclude, inaspettatamente, con una fuga burrascosa, che lascia stupita e delusa la conduttrice. Dopo gli strali, l’abbandono del programma. La puntata verteva sulla privatizzazione dei servizi pubblici, ma Grillo ha parlato a ruota libera, attaccando i parlamentari con condanne a carico, tornando sul caso Telecom, legando il tutto con l’argomento a lui più caro: la partecipazione dei cittadini alla cosa pubblica. “ Oggi la gente è tagliata totalmente fuori dal sistema decisionale – ha detto a introduzione del tema delle liste civiche che è pronto a presentare – Queste liste sono una mossa obbligata perché i cittadini si sono veramente rotti i coglioni di gente come quella che è seduta in questo studio ” La veemenza, marchio di fabbrica del comico, non è mancata nemmeno ieri sera: “ Sono stato invitato dal Parlamento europeo per parlare anche di frodi. Pubblico e privato: non significa più niente acqua pubblica e acqua privata. Provate a entrare in un Consiglio comunale, non ci sono rappresentanti del pubblico ma camerieri di partiti messi lì da 4-5 segretari che decidono. L’acqua non deve cadere in mano a una spa che faccia profitti sulla sete delle persone ” Così come non sono mancati attacchi diretti a personaggi di spicco dell’economia italiana (come Tronchetti Provera) e ai politici: “Sono sempre i soliti 50: entrano nei Cda, tu gli dai i soldi attraverso questa criminalità organizzata che sono le banche e gli imprenditori e non sai assolutamente a chi […].  Abbiamo 100 persone in Parlamento che sono stati condannati e che fanno le leggi. Abbiamo regolamentato e legalizzato il falso in bilancio. Quando parliamo di ‘ndrangheta, mafia e camorra parliamo di Cda, di notai, commercialisti, di banchieri, di uomini d’affari, parliamo di politici. Un’associazione a delinquere ” Dopo di che, la chiusa improvvisa e il silenzio. Un monologo quasi perfetti per i tempi e il linguaggio televisivo. Inefficace, forse, perché elusivo della dialettica e chiuso su se stesso, tra verità e qualunquismo: uno spettacolo in piena regola.

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