I tumulti di Teheran e dell’Iran post-elezioni presidenziali non accennano a spegnersi. Ne parlano le televisioni, pur con qualche difficoltà, i giornali, le radio. Ma è internet, più di ogni altro mezzo, ad alimentare e diffondere notizie (per quanto frammentarie) sulla protesta di piazza e le sue evoluzioni. I sostenitori del candidato iraniano sconfitto alle presidenziali Mirhossein Mousavi hanno lanciato oggi attraverso Twitter un appello per convocare una seconda manifestazione pro-Mousavi ed offrendo aggiornamenti sulla sicurezza. Il web diviene, come già successo per i movimenti antagonisti di inizio millennio, fonte e taccuino per diffondere impressioni, recepire stimoli, sostenere e dare fiato alle voci che urlano per le strade , fino a farle diventare davvero internazionali. Le manifestazioni si organizzano online: con brevi messaggi si chiamano a raccolta i democratici iraniani, i giovani universitari, i dissidenti. Il governo locale si adegua ai tempi e prova a reprimere anche la rivolta 2.0. Non solo fucili, manganelli e aggressioni contro i manifestanti, ma anche l’interruzione dei servizi di sms via cellulare, la sospensione del servizio del network Bbc in lingua persiana e la chiusura di Facebook (lo scorso 23 maggio). La rete può essere uno spiraglio democratico per l’Iran: secondo un rapporto di OpenNet del 2007, nella regione, nonostante la stretta tenaglia della censura, ci sono circa 400 mila blog attivi, e 23 milioni di persone (il 60% dei quali sotto i 20 anni) ha accesso a internet. La rivolta si concretizza in strada, ma trova i suoi spazi di evoluzione e riscontro (anche) sul web.
Iran, la protesta corre (anche) via web

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