Dopo aver aumentato di 50 centesimi il prezzo di vendita, ridotto il personale e venduto alcuni asset, il New York Times si interroga nuovamente sulle strategie da adottare per arginare la crisi che sta mettendo a dura prova la sopravvivenza della versione cartacea e non permette a quella online di rimpinguare a dovere le casse del gruppo. L’escamotage preso in considerazione dal prestigioso quotidiano statunitense è sempre lo stesso: far pagare agli utenti l’accesso alle notizie online. La strategia, sostenuta con veemenza negli ultimi mesi da Rupert Murdoch , ha già caratterizzato il sito del Nyt in passato ed è stata sostituita dalla fruizione gratuita a settembre 2007. L’idea è quella di rispolverare la soluzione e, per fare chiarezza in merito a eventuali rischi e controindicazioni, il quotidiano ha chiamato in causa i suoi lettori, accompagnando la versione cartacea con un breve sondaggio. Gli utenti sono stati interrogati sulla possibilità di pagare un canone mensile di 5 dollari per accedere al sito. Il prezzo potrebbe scendere a 2,50 in presenza di un abbonamento alla versione cartacea. Il rischio , noto evidentemente anche a Murdoch che è restio a chiudere l’accesso libero al Wall Street Journal online, è quello di assistere a una fuga dei web-lettori, pronti a una migrazione verso siti altrettanto autorevoli e completi ma gratuiti. E’ di questo parere Layla Pavone, presidente Iab Forum, che, interrogata dal Corsera, ha affermato : ” Personalmente non credo che l’informazione a pagamento possa avere un impatto positivo sui business model delle aziende editoriali” . Le soluzione proposta della Pavone consiste nel combinare news, pubblicità online ed ” entertainment, giochi, video, musica, cinema: tutto questo si trova in internet solo da quando la banda larga ha dato impulso alla fruizione della rete e su questi settori si stanno costruendo realtà di business interessanti “. Vieni a trovarci su Facebook
Il New York Times guarda indietro per andare avanti

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