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10 Novembre 2009 | Attualità

Minzolini e il nuovo editoriale della discordia

Dopo la stampa in manifestazione, ieri è stata la volta dell’immunità parlamentare. Niente sfugge ai corsivi in video di Augusto Minzolini, direttore del Tg1. Così, durante l’edizione serale del più seguito telegiornale nazionale, il giornalista ha proposto un editoriale che promuoveva il ritorno della salvaguardia giuridica per gli inquilini di Montecitorio. “L’abolizione dell’immunità parlamentare ha provocato un vulnus nella Costituzione – recitava l’intervento di Minzolini – si è rotto un equilibrio tra i poteri e non se ne è creato un altro. Ora c’è da auspicare che quel vulnus, al di là delle dispute nominali su immunità, lodi e riforma del sistema giudiziario, sia sanato” Parole che scoperchiano il vaso di Pandora del conflitto, attuale come mai dai tempi di Tangentopoli, tra magistratura e classe di governo. “I padri costituenti inserirono nella Costituzione l’istituto dell’immunità parlamentare. Non lo fecero perché erano dei malandrini ma lo fecero perché quella norma era necessaria per evitare che il potere giudiziario arrivasse a condizionare il potere politico” . Questo in sintesi il pensiero del direttore del Tg1, che però ha ovvie implicazioni politico-partitiche, a favore soprattutto del progetto di riforma della giustizia italiana studiato dalla maggioranza parlamentare. Come già era accaduto con l’intervento contro i manifestanti per la libertà di stampa, Minzolini ha attaccato direttamente alcuni esponenti della fazione opposta : “Qualche giorno fa – ha detto – il procuratore di Palermo Antonio Ingroia ha giudicato pericolosa la politica del governo sulla giustizia. Un’analisi sorprendente per un magistrato che si è dato un obiettivo ancora più improprio: quello, sono parole sue, di ribaltare il corso degli eventi. Un programma politico che Ingroia ha giustificato con la difesa della Costituzione, solo che la Costituzione che voleva salvaguardare, almeno su un punto sostanziale, non è quella originale” . Le reazioni delle parti politiche, indirettamente chiamate in causa, non si sono fatte attendere. “Ancora una volta, il direttore del Tg1 con un suo editoriale ha dettato agli italiani la linea sulla giustizia. Siamo esterrefatti! – ha dichiarato Rosy Bindi, presidente dell’Assemblea nazionale del Pd – Il direttore del Tg1 deve smettere di spiegare agli italiani che il presidente del Consiglio ha ragione. Non è questo il ruolo dei giornalisti del servizio pubblico, men che meno di un direttore di testata”. Difficile, per quanto i toni della polemica possano aver ormai assuefatto lettori e telespettatori, eccepire circa il ruolo e la visione di servizio pubblico che dovrebbero guidare l’informazione Rai , anche se il portavoce del Pdl Daniele Capezzone rilancia con accuse di censura: “Siamo alle solite. Il Pd, attraverso la neopresidente Bindi, vorrebbe censurare e ridurre al silenzio Minzolini. Ma come? Fanno le manifestazioni per la libertà di informazione e poi tentano di imbavagliare un giornalista colpevole di essere libero?” . Se gli esponenti del centro-sinistra protestano per l’uso strumentale della prima rete e del suo spazio informativo più celebre e istituzionalizzato, Italo Bocchino (rappresentante Pdl) decreta l’esattezza storica e deontologica dell’editoriale di Augusto Minzolini : “Parlare di reintroduzione dell’immunità parlamentare è impopolare, ma è rispettoso della volontà dei costituenti” dice, ricordando che il direttore non deve temere ritorsioni di alcun tipo, in quanto il suo intervento “oltre a essere coraggioso è politicamente, storicamente e giuridicamente perfetto”

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