Google accetta la proposta degli editori, che da tempo chiedono news a pagamento sul web. Ma il nuovo sistema del motore di ricerca, attivo solo negli Usa, mostra subito punti deboli. Una svolta storica. Una strategia cerchiobottista. Tutto fumo e niente arrosto. Queste le reazioni all’ultima novità di Google, che ha delineato il proprio progetto per l’editoria d’informazione a pagamento. Il motore di ricerca ha presentato First Click Free , programma che consente agli editori di indicizzare senza alcuna discriminazione i propri contenuti ‘a sottoscrizione’, proprio come se fossero gratuiti. Al primo clic ogni articolo risulta liberamente accessibile, per un massimo di cinque notizie free al giorno per ogni internauta. Dopo di che spetta all’editore decidere se applicare una tassazione o meno ai propri servizi. Ma da subito First Click ha mostrato importanti lacune : al momento, solo le testate Usa possono sfruttarlo; inoltre, gli utenti possono comunque accedere gratis a news teoricamente a pagamento, come quelle di The Wall Street Journal (copiando l’url della pagina di anteprima nella stringa di ricerca di Google, fra i primi risultati si ottiene sempre la rispettiva pagina web con l’articolo completo). Da Mountain View, insomma, non hanno fatto altro che rintuzzare gli attacchi di Murdoch , eludendo i possibili effetti negativi di un accordo tra News Corp. e Microsoft per la distribuzione di contenuti a pagamento, senza però obbligare gli utenti all’obolo. Una rivoluzione solo teorica , mentre la rete continua a offrire spunti di confronto per un giornalismo in evoluzione.
Pagamento col baco

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