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14 Gennaio 2010 | Attualità

Nuovo editoriale bomba di Minzolini

È bufera sulle recenti dichiarazioni del direttore del Tg1, Augusto Minzolini che, in un editoriale, ha definito Craxi un capro espiatorio e uno statista che non ha bisogno di essere riabilitato. Così facendo, Minzolini ha sferrato un attacco durissimo a Tangentopoli, il complesso delle inchieste sulla corruzione dei politici, che condusse a uno scioglimento della Dc e del Psi.   “ Dovremmo discutere di Craxi, che è una figura importante nella storia italiana, con maggiore distacco. Ormai fa parte della storia del Paese. Questo ci aiuterebbe a vederne le qualità accanto agli errori ” ha affermato il direttore del Tg1.   Secondo lui, Tangentopoli fu una soluzione giudiziaria a un problema politico, quello del finanziamento illecito dei partiti. Di tutt’altro avviso è invece Antonio Di Pietro, uno dei protagonisti di quel turbolento periodo “Craxi è stato più volte condannato non perché era uno statista ma perché aveva tre conti correnti all’estero” .   Il leader dell’Idv, ospite a Otto e Mezzo, ha poi ribadito il proprio giudizio su Craxi, “un corrotto condannato con sentenza penale passata in giudicato” Da parte sua Minzolini ha ricordato il periodo di Tangentopoli in maniera molto critica, “è di quegli anni il vulnus che alterò i rapporti tra politica e magistratura, un vulnus che per quasi un ventennio ha fatto cadere governi per inchieste che spesso non hanno portato da nessuna parte e che hanno lanciato nell’agone politico i magistrati che ne erano stati protagonisti, che già per questo avrebbero dovuto dimostrare di non essere di parte” .   Per il direttore del Tg1 “ il destino di Craxi, la sua carriera fatta di luci e ombre, è comune a molti dei grandi personaggi di quel complesso periodo. Craxi contribuì, insieme a Reagan e Papa Woityla, a mettere in crisi l’Urss” Secca la risposta di Di Pietro che, a fronte di queste dichiarazioni, ha affermato di voler querelare Minzolini, “perché chi è pagato con il canone non può permettersi di raccontare parzialità e, oltretutto non si può paragonare un corrotto al Papa, poiché i soldi ricevuti da Bettino Craxi non finirono al partito, ma in conti propri” .   L’ex magistrato ha poi sottolineato che Craxi ottenne miliardi sul conto All Iberian da un imprenditore televisivo che si chiama Silvio. In occasione del decimo anniversario della scomparsa di Bettino Craxi, morto ad Hammamet il 19 gennaio 2000, la fondazione intitolata al leader socialista e presieduta dalla figlia Stefania, ha in programma una serie di iniziative.

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