Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors

24 Febbraio 2010 | Attualità

Google ricorre in appello

Internet, in generale, e le varie piattaforme, nello specifico, sono da considerasi mezzi o parti attive nella divulgazione di contenuti? La responsabilità della pubblicazione di un video o di file di qualsiasi natura è del mittente dello stesso o (anche) del veicolo utilizzato per divulgarlo? Il dibattito, fra leggi anti-pirateria online e problemi di privacy e diffamazione, è all’ordine del giorno da tempo e oggi il tribunale di Milano ha preso una posizione netta e destinata a far discutere. La condanna dei tre dirigenti di Google (David Carl Drummond, ex presidente del cda di Google Italia, George Reyes, ex membro del cda di Google Italia e Peter Fleischer, responsabile delle strategie del gruppo) a sei mesi di reclusione per violazione della privacy di un minore affetto dalla sindrome di down ha scatenato l’indignazione del colosso californiano. ” E’ un attacco ai principi fondamentali di libertà sui quali è stato costruito internet – ha detto il portavoce di Google in Italia, Marco Pancini, precisando che BigG farà appello “contro questa decisione che riteniamo a dir poco sorprendente , dal momento che i nostri colleghi non hanno avuto nulla a che fare con il video in questione, poiché non lo hanno girato, non lo hanno caricato, non lo hanno visionato” . Secondo il portavoce, dunque, i tre dirigenti sono stati dichiarati “penalmente responsabili per attività illecite commesse da terzi”. A far discutere è l’imposizione, davanti a una sentenza di questo tipo, di controllare i contenuti prima che vengano pubblicati. Ad oggi, secondo quanto stabilito da una legge Europea, i contenuti illeciti vengono rimossi dopo essere stati segnalati alla piattaforma che li contiene. Questa regola vale, ad esempio, per i video non protetti da copyright e caricati su YouTube, che vengono oscurati dopo poche ore. ” Questo meccanismo di segnalazione e rimozione avrebbe contribuito a far fiorire la creatività e la libertà di espressione in rete proteggendo al contempo la privacy di ognuno” , si legge in una nota di Peter Fleischer, uno dei condannati. Il tribunale di Milano sposa invece a una linea di pensiero, sempre più diffusa, secondo la quale la produzione incontrollata (a priori) degli utenti di contenuti in rete va arginata. ” Se siti come Blogger o YouTube sono ritenuti responsabili di un attento controllo di ogni singolo contenuto caricato sulle loro piattaforme – ogni singolo testo, foto, file o video – il web come lo conosciamo cesserà di esistere, e molti dei benefici economici, sociali, politici e tecnologici ad esso connessi potrebbero sparire “, ha concluso Fleischer.

Guarda anche:

L’Italia sui giornali del mondo di ieri e di oggi (1 agosto 2025)

Antitrust sanziona Giorgio Armani per greenwashing. L’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato ha multato per 3,5 milioni di euro Giorgio Armani S.p.A. e G.A. Operations S.p.A. per pratiche...
beer-Alexas_Fotos

La birra “rosa” contro la violenza sulle donne

Il progetto è frutto del protocollo d’intesa di Fondazione Una Nessuna Centomila, Coldiretti, Consorzio Birra Italiana, Filiera Agricola Italiana e Campagna Amica Una birra per sensibilizzare le...
cap-NickyPe

Itinerari d’estate: come sfruttare al massimo il periodo delle vacanze per rigenerarsi

I consigli di Adelia Lucattini, psichiatra e psicoanalista, per arrivare alla fine delle ferie rilassati e "carichi" Non sempre le "vacanze" sono sinonimo di riposo. A volte le sfruttiamo per...